di Luigi Borgiani, direttore

Da una delle due preghiere che concludono l’Enciclica “Laudato si’” si coglie l’invito a riprendere, da parte dei credenti, l’atteggiamento di contemplazione orante. Dalla lode, dal ringraziamento, dalla contemplazione di tutto ciò che Dio ha donato e dona all’uomo e al mondo nasce e cresce il dono della fede e si alimenta la responsabilità di creati che vivono nel creato condividendo il bene e i beni con tutti.

Preghiera cristiana con il creato

Ti lodiamo, Padre, con tutte le tue creature,

che sono uscite dalla tua mano potente.

Sono tue, e sono colme della tua presenza

e della tua tenerezza.

 

Laudato si’!

Figlio di Dio, Gesù,

da te sono state create tutte le cose.

Hai preso forma nel seno materno di Maria,

ti sei fatto parte di questa terra,

e hai guardato questo mondo con occhi umani.

Oggi sei vivo in ogni creatura

con la tua gloria di risorto.

 

Laudato si’!

Spirito Santo, che con la tua luce

orienti questo mondo verso l’amore del Padre

e accompagni il gemito della creazione,

tu pure vivi nei nostri cuori

per spingerci al bene.

 

Laudato si’!

Signore Dio, Uno e Trino,

comunità stupenda di amore infinito,

insegnaci a contemplarti

nella bellezza dell’universo,

dove tutto ci parla di te.

Risveglia la nostra lode e la nostra gratitudine

per ogni essere che hai creato.

Donaci la grazia di sentirci intimamente uniti

con tutto ciò che esiste.

 

Dio d’amore, mostraci il nostro posto

in questo mondo

come strumenti del tuo affetto

per tutti gli esseri di questa terra,

perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te.

 

Illumina i padroni del potere e del denaro

perché non cadano nel peccato dell’indifferenza,

amino il bene comune, promuovano i deboli,

e abbiano cura di questo mondo che abitiamo.

 

I poveri e la terra stanno gridando:

Signore, prendi noi col tuo potere e la tua luce,

per proteggere ogni vita,

per preparare un futuro migliore,

affinché venga il tuo Regno

di giustizia, di pace, di amore e di bellezza.

 

Laudato si’!

Amen

Non è ora tempo di abbozzare qualche considerazione sulla enciclica di Papa Francesco. Lascio a ciascuno il tempo per la lettura e la riflessione, anche perché è a ciascuno che si rivolge il Papa ed è compito di tutti tradurre le sue parole in opere e testimonianza. Ma alcuni passaggi del testo e la preghiera soprariportata (i grassetti sono i nostri, ndr) mi aiutano a ricordare che in questi giorni si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno).

“Dio d’amore, mostraci il nostro posto

in questo mondo

come strumenti del tuo affetto

per tutti gli esseri di questa terra,

perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te.”

É l’amore per tutto il creato che ci spinge a fare nostre le parole del Papa che in occasione della Giornata del Rifugiato, ancora una volta, invita a pregare per tanti fratelli e sorelle che cercano rifugio lontano dalla loro terra, che cercano una casa. Il Papa incoraggia chi aiuta e si rivolge alla comunità internazionale perché in maniera efficace prevenga le cause delle migrazioni ed assicuri una accoglienza dignitosa. Ci ritroviamo perfettamente nelle parole del Santo Padre perché siamo coinvolti in prima persona nell’accoglienza e nella cura dei migranti e dei rifugiati. Non ci sentiamo professionisti della carità o della solidarietà, come qualcuno ha definito chi si dedica all’altro e cerca soluzioni per evitare contrasti ed emarginazioni, ma essere umani che rispettano altri esseri umani.

Nel mondo 51 milioni di persone – di cui la metà bambini – sono rifugiati e sfollati in fuga da guerre, fame, violenze e persecuzioni: un dato che non può continuare a lasciare indifferenti e ostili. E ci uniamo volentieri alla richiesta di perdono per le persone e le istituzioni che chiudono le porte a chi cerca vita e futuro. Persone per le quali parole (ed opere) come carità e solidarietà risultano scomode perché mettono a rischio il proprio quieto vivere, l’egoismo. Sappiamo e vediamo bene come sia più facile gridare e lanciare slogan ad effetto (calati sull’ignoranza e sulla disinformazione) che operare strategie di vero aiuto. E mentre qualcuno si permette di gridare e di irridere, non si parla delle tantissime persone che si adoperano instancabilmente per sovvenire chi è nella difficoltà e nel dramma. E questa operazione di “soccorso quotidiano” verso tutti – a partire dei nostri concittadini in difficoltà – la svolgiamo da anni, da sempre come Caritas, come Auxilium, Migrantes. S.Egidio, S.Marcellino, S.Vincenzo e molte altre aggregazioni all’interno della Chiesa.

A noi interessa la salvaguardia del creato perché ci sia spazio e dignità per tutti. Il nostro impegno, sostenuto dalla fede, sarà sempre nella direzione dell’accoglienza e del rispetto di tutti. Vogliamo abitare, custodire, condividere la nostra terra anche per evitare che siano addirittura i nostri giovani a diventare migranti. Di oggi i dati di una indagine promossa da Università Cattolica ed Istituto Toniolo che rivela che l’84% dei giovani dell’Italia del sud si dichiara disposto a migrare per lavoro. Che si aspetta a provvedere al lavoro? Si pensi pure a salvare la stagione turistica togliendo di mezzo un centinaio di migranti! Ma vien presto l’autunno e questioni “nostre” da tempo irrisolte busseranno alla porta…