di Luigi Borgiani, direttore
(PDF)

Lunedì 24 Ottobre scorso ho preso parte ad un seminario del Forum di Etica Civile, organizzato a Palermo da Fondazione Lanza. Si tratta di un interessante percorso che “mira a ritrovare una connessione tra i grandi temi della cultura civile ed alcune buone pratiche emergenti sul piano sociale, ambientale e bioetico” e a “ritessere quella rete di comunicazione sociale e culturale tra soggetti diversi che appare messa a rischio dalle dinamiche sociali (…) ma che costituisce premessa fondamentale per la stessa vita democratica”. In questo contesto ho presentato il progetto di Auxilium “Ecologia del Quotidiano”, che in queste settimane si apre alla sua seconda fase.

Mi pare utile, allora, richiamare anche in questa sede, dopo alcuni mesi di lavoro spesso silenzioso, ragioni, scopi e prime acquisizioni del progetto.

Perché
Il progetto nasce a seguito di riflessioni sulla Laudato si’ e dalla constatazione che la Fondazione Auxilium ha alcune sue strutture in una zona della città dove non è difficile verificare la parole che papa Francesco scrive in quella sua Lettera Enciclica: “L’estrema penuria che si vive in alcuni ambienti privi di armonia, ampiezza e possibilità d’integrazione, facilita il sorgere di comportamenti disumani e la manipolazione delle persone da parte di organizzazioni criminali. Per gli abitanti di quartieri periferici molto precari, l’esperienza quotidiana di passare dall’affollamento all’anonimato sociale che si vive nelle grandi città, può provocare una sensazione di sradicamento che favorisce comportamenti antisociali e violenza.” E ancora: “È necessario curare gli spazi urbani, è importante che le diverse parti della città siano integrate.”

Le iniziative del progetto si concentrano nella zona denominata Ex Ghetto e su Via Pré. Una zona a forte problematicità, epicentro di conflitti e contraddizioni, pur in prossimità del cuore culturale della città (i nuovi musei e gli spazi espositivi, le Università, i flussi turistici verso l’Acquario e l’intera area Expo).

L’obiettivo è valorizzare quegli spazi urbani e la gestione dei fenomeni migratori che li si concentrano in modo spiccato e si sommano a fragilità già esistenti, ma anche recuperare e riqualificare una parte del Centro Storico ricca di tradizione e purtroppo spesso lasciata a se stessa, con la conseguente proliferazione di spazi di nessuno. Non vogliamo “cittadini a metà” o “meno ancora”: in nome del Vangelo siamo chiamati a servire ogni persona e soprattutto i poveri affinchè, attraverso la nostra testimonianza, possano incontare il Signore e ritrovare senso per la vita (e qui il legame con l’altro testo fondamentale di Papa Francesco, l’Evangelii gaudium, è evidente).

L’ubicazione delle strutture Auxilium in tale contesto urbano e sociale, “periferia” in pieno centro,  ha messo in moto il nostro desiderio di passare da una presenza assistenziale erogatrice di servizi alla promozione di iniziative tese alla rivalutazione del territorio e al miglioramento delle relazioni di strada, con l’obiettivo di favorire e riaggregare il tessuto sociale della zona per una coabitazione pacifica e l’integrazione delle diverse componenti sociali. Stiamo dunque lavorando per trasformare un semplice “abitare in un territorio difficile” – con l’obiettivo di accompagnare le persone che accogliamo – in un più profondo “accogliere l’intera realtà” che abitiamo. In buona sostanza: ricreare un ambiente dove si possano aprire strade di umanità, fraternità e convivialità, in nome del Vangelo.

I protagonisti
In questo percorso possiamo distinguere 4 tipi di protagonisti:
– i luoghi: Casa della Giovane, la nuova “Casa” di vico Untoria e l’Associazione La Staffetta, con le loro storie di fragilità;
– le persone: quelle che trovano accoglienza (mamme sole con minori, persone profughe e richiedenti asilo, bambini e ragazzi al limite dell’abbandono), quelle che accolgono (volontari, operatori, religiosi e laici che portano avanti l’opera di Auxilium e di Caritas che ci promuove), quelle che abitano il territorio circostante;
– le altre associazioni del territorio e le istituzioni, con cui il progetto si è messo da subito in rete;
– i protagonisti assenti, ovvero i cittadini che tentiamo di coinvolgere perché la responsabilità di creare nuove prospettive per un territorio riguarda tutti ed è responsabilità di tutti.

Cosa stiamo facendo
Abbiamo promosso in primo luogo il confronto sulle problematiche indotte dall’accoglienza alle persone migranti e siamo stati confortati da un ritorno di pubblico molto buono. Insieme a Caritas, Tavolo Giustixzia e Solidarietà di Genova, Centro Studi Medì – Migrazioni nel Mediterrraneo, abbiamo organizzato a Casa della Giovane 5 incontri per conoscere e far conoscere meglio le cause per le quali si fugge dal Mali, dalla Nigeria, dal Bangladesh, i paesi da cui maggiormente giungono le persone che accogliamo. Ce ne hanno parlato giovani studiosi accreditati da serietà metologica e da esperienze dirette sul campo. Abbiamo incontrato P. Mauro Armanino, missionario SMA (Società Missioni Africane) in Niger, per guardare alla drammaticità delle migrazioni “dai margini dell’impero”. Abbiamo avviato un rapporto fecondo con P. Alexis Bassoma (SMA), missionario africano nella nostra città, con una particolare attenzione alla cura spirituale dei migranti cristiani e al dialogo con quelli di altre fedi, perché non siano solo destinatari di servizi ma siano sostenuti nella consapevolezza interiore della loro dignità di protagonisti, pur in un presente molto difficile. Sempre insieme al Tavolo Giustizia e Solidarietà di Genova e al Cineclub Nickelodeon abbiamo sostenuto una rassegna di film a tema giunta in queste settimane alla sua seconda edizione e che si protrarrà fino a febbraio 2017. Infine e soprattutto, abbiamo portato e portiamo avanti un lavoro difficilmente sintetizzabile per titoli: un lavoro paziente di presenza sul territorio, attraverso incontri, interviste, analisi della realtà territoriale, progettazione di rete, dialogo con i residenti e non solo, animazione dei bambini e delle famiglie, animazione liturgica e pastorale.

In conclusione
A Palermo ho avuto occasione di portare tutto questo: l’impegno della nostra Fondazione insieme alla Caritas Diocesana, la collaborazione con altri soggetti, la tensione per fare di questo nostro operare un fermento collettivo. Ho potuto ascoltare altre importanti esperienze e rendermi conto una volta di più della ricchezza sociale che innerva il nostro paese, sparsa come mille piccole misure di lievito nella pasta. Segnalo, almeno, per la freschezza, l’energia e la efficacia del metodo, l’esperienza di riparteilfuturo.it , associazione fondata nel gennaio 2013 con il supporto di Libera e Gruppo Abele, che si pone l’obiettivo di raccogliere e sviluppare varie iniziative per la lotta alla corruzione in Italia e all’estero. Iniziativa da tenere sott’occhio.

Azione accanto ad azione, possiamo insieme riappropriarci di un’etica civile mai davvero estinta.