di Massimiliano Guidotti
operatore coop. soc. Il Melograno

Da tempo non si leggono notizie provenienti dall’Area Stranieri. I più attenti si chiederanno se non ci sono belle storie da raccontare, soprattutto da un mondo così ricco di cose da dire.
Non ci sono belle storie di questi tempi; i ragazzi che accogliamo nello Sprar sono quasi tutti neo maggiorenni, almeno per l’anagrafe, hanno tutti bisogno di maggiore attenzione e di un sostegno particolare.
Provate a immaginarvi a diciotto anni in un paese straniero, migliaia di chilometri lontani da casa ma non siete in vacanza, non sono i genitori a mandarvi i soldi, siete voi a doverli mandare a loro, ai fratelli, alle sorelle, che vi chiamano e premono perché mandiate loro del denaro perché, si sa, quando uno arriva in Europa i soldi li trova, facilmente, in Africa lo pensano tutti.
Ma qui il denaro non si trova, lavoro ce n’è poco, qui tutti ragionano in modo strano, non è come in Africa. La lingua non si capisce bene, parlano difficile, la struttura ha tutte quelle regole…
E poi sono solo, devo essere uomo e ho diciott’anni, non lo so come si fa ad essere uomo, un padre non l’ho avuto, chi devo seguire, imitare, prendere ad esempio non so.
Allora non restano che gli amici, anche se alcuni, magari, fanno cose sbagliate, ma sono loro il mio unico appoggio, il mio unico affetto qui, vicino a me.
C’è tanta distanza tra l’Africa e l’Europa, c’è un mare di mezzo, un mare di modi, di culture, di abitudini, ci vuole tempo, ci vuole maturità, ci vuole la possibilità e la capacità di imparare a vivere in un posto tanto diverso, e tutto va fatto da soli, senza famiglia, senza affetti, senza sostegni a cui appoggiarsi per crescere.
In questa che spesso sembra una palude ci muoviamo oggi, qui, all’Area Stranieri.
È difficile, di questi tempi, raccontare una bella storia, ho potuto raccontare un prototipo di storia, non bella ma vera.