di Stefano Neri

La durezza della strada si fa ancora più aspra, quando si sta male. Si è rinchiusi in una stanza di ospedale, incerottati o affaticati dal ticchettio incessante dei macchinari medici. Soli. Si vorrebbe solo dormire, per allontanare il pensiero di certi dolori; o per il pensiero dell’uscita. Quando si viene dimessi dall’ospedale capita spesso di avvertire un senso come di spaesamento. E non si sa dove poter adeguatamente proseguire le cure. Come P., anziano con problemi di memoria, di orientamento, dovuti ad un deterioramento cognitivo. Solo una adeguata prosecuzione delle terapie lo ha messo sulla giusta strada. Sempre alla ricerca del suo borsellino, dei suoi documenti. Del suo cavatappi… “Potete andare un attimo a Viareggio a prenderlo, all’interno della mia macchina. La trovate posteggiata vicino al porto”. P. è stato accolto, lo scorso inverno, presso “Il Basilico”, struttura di convalescenza protetta promossa dalla Fondazione Auxilium, che si avvale dell’operato di educatori della Cooperativa Sociale Il Melograno, e dall’Ospedale Policlinico S. Martino. Si tratta di una accoglienza per persone senza dimora aperta da dicembre a marzo, da sette anni a questa parte, 24h su 24h: offre 15 posti, per uomini e donne, italiani e stranieri, in condizione di fragilità, dimessi da reparti o pronto soccorso degli ospedali genovesi. Il Basilico è ospitato presso il Padiglione 10 del San Martino ed è sostenuto dalla Regione Liguria. P. è rimasto al Basilico sino alla chiusura del servizio ed è stato accompagnato, attraverso un lavoro di rete, all’inserimento in una residenza protetta per anziani.

L’utenza che si rivolge alla struttura spesso necessita di recuperare una regolarità dei ritmi quotidiani e per alcuni questa è la prima occasione in cui sperimentare la sensazione di qualcuno che si prende cura ed in cui si vivono relazioni “familiari”. I primi giorni di accoglienza sono spesso caratterizzati da un comportamento scettico e quasi ostile, di chiusura e di osservazione. Accettare cure mediche non è un passaggio immediato; è necessario maturare la consapevolezza della malattia e del bisogno di dover assumere dei farmaci, prima di accettare ciò che viene proposto per stare meglio.

Attraverso un approccio lento e progressivo, fatto di ascolto attento che permette di entrare in empatia con i vissuti portati dalla persona, premessa fondamentale per l’avvio di un percorso di aiuto, l’équipe del Basilico intende essere una presenza riconosciuta, ricostruire la fiducia delle persone nei servizi e instaurare una relazione significativa, svolgendo un accompagnamento sanitario. Gli ospiti possono usufruire di un periodo di riposo, seguire una dieta regolare, assumere la propria terapia, non esponendosi a condizioni che potrebbero portare al riacutizzarsi della patologia. Le malattie sono a volte temporanee e quindi le cure e la tranquillità offerte agli ospiti permettono di superare il periodo critico di convalescenza. A volte si tratta di malattie croniche, senza speranza di regressione: ancor più in questi casi è necessario pensare ad una dimissione idonea per la continuazione della cura. In casi particolarmente complessi normalmente si predispongono progetti di inserimento in altri servizio a carattere socio-sanitario. A riprova dell’efficacia del servizio, nelle sue varie dimensioni socio-sanitarie, stanno – come quello del “nostro” P. – i buoni esiti dei percorsi individuali con una sistemazione alloggiativa per tutti e per alcuni una presa in carico da parte dell’Area Senza Dimora della Fondazione Auxilium, con l’attivazione o il rinsaldamento di un progetto personalizzato.

L’attuale edizione del Basilico, la settima, ha aperto i battenti il 18 dicembre. Il periodo di apertura sarà anche in questa occasione di tre mesi, anche se la speranza è che il servizio, negli anni a venire, possa essere garantito per un periodo più lungo. Con un sogno: tenere aperto tutto l’anno. L’inverno è infatti un periodo particolarmente critico, dove le malattie da raffreddamento la fanno da padrone; ma le esigenze di convalescenza di persone senza dimora ci sono anche negli altri mesi… Perché la strada è dura, ma lo è ancora di più quando si sta male.