Grazie ai numerosi partecipanti all’incontro “A Sud della Libia”, che Tavolo Giustizia e Solidarietà di Genova e Centro Studi Medì – Migrazioni nel Mediterraneo hanno promosso a Casa della Giovane Giovedì 25 Gennaio scorso. Grazie a Giacomo Zandonini, giornalista e ricercatore, per la competenza e il dettaglio dell’analisi che ci ha offerto sulle rotte migratorie in Niger, paese entrato nel panorama dei media italiani e dell’opinione pubblica da quando è stata annunciata la prossima missione dei militari italiani in quel territorio. Il quadro che emerge dal racconto di un giornalista ben documentato per i suoi numerosi viaggi in Niger e nel Sahel coincide con quello che ci avevano offerto lo scorso anno sempre a Casa della Giovane, altri “viaggiatori e testimoni“, tra cui ricordiamo almeno Marco Aime, Beniamino Franceschini e p. Mauro Armanino (che in Niger vive e opera come missionario SMA): un quadro in parte o in tutto dissonante dalle narrazioni ufficiali in cui si svelano interessi europei non sempre limpidi, sfruttamento internazionale delle risorse locali – prima fra tutte l’uranio nigerino usato dalla Francia per le centrali nucleari – e un processo di criminalizzazione delle migrazioni che ha modificato e peggiorato il viaggio delle persone migranti. Il Niger, in particolare, da sempre territorio di transito di migliaia di persone, su cui si era costruita una industria legale del trasporto con molti elementi di vantaggio per chi doveva affrontare il deserto, ha modificato il suo approccio dichiarando illecita questa attività, sottraendosi agli accordi di libera circolazione delle popolazioni nella comunità economica africana fino a suscitare le proteste dei paesi limitrofi. Ciò ha spinto le persone migranti lungo rotte alternative e pericolose in zone del deserto meno protette e con pochi punti d’acqua, esposti al rischio di essere intercettate o abbandonate a loro stesse da trasportatori divenuti trafficanti. Un circuito sommerso, in cui pochi sono i salvati. Si calcola che i morti nel deserto siano tanti quanti quelli annegati nel Mediterraneo. Questo scenario getta un’ombra di riflessione sulle politiche europee in Niger, in attesa di verificare le implicazioni della ormai prossima missione militare italiana.