di Massimiliano Guidotti
Coop. Il Melograno

Prosegue il lavoro di sensibilizzazione e d’informazione, da parte dell’Area Persone Straniere, sui temi dell’accoglienza e della migrazione. In quest’ottica abbiamo incontrato una classe di V elementare della scuola Dante Alighieri di Bolzaneto e abbiamo avuto modo di confrontarci con gli alunni su ciò che si fa nei Centri d’accoglienza e, in generale, nel nostro lavoro. La classe si è dimostrata interessata e curiosa di sapere come operiamo, cosa fanno i ragazzi accolti, in che modo li accogliamo.

L’incontro è però cominciato con una nostra domanda ai ragazzi: “Cos’è per voi l’accoglienza?” Le risposte sono state diverse: per qualcuno è un posto dove si danno cibo e acqua alle persone che arrivano, per altri è un palazzo dove chi è accolto può stare e raccontare la propria storia, per altri ancora è un gesto di amicizia. Per un bambino l’accoglienza è un sentimento.

L’immaginario collettivo spinge a pensare che i rifugiati vengano tutti da situazioni di guerra, ma è stato spiegato agli alunni che ci sono anche molte persone che vengono da zone dove non c’è una vera e propria guerra ma, in ogni caso, esse sono costrette a fuggire dalla fame, dall’estrema povertà, dalla necessità di cercare un lavoro per sostentare la propria famiglia, non essendo possibile farlo nel proprio paese. Alcuni studenti hanno chiesto quale sia la durata dell’accoglienza, che varia a seconda dei progetti, da sei mesi a un anno e, a volte, in attesa della risposta alla domanda di asilo, può durare anche più a lungo. Non è mancata la domanda sui soldi che finanziano i progetti: abbiamo spiegato che tutto questo è possibile grazie ai Fondi europei per le politiche dell’Integrazione, quindi finanziamenti che vanno ad aiutare chi ne ha bisogno. Hanno destato curiosità anche le motivazioni per cui gli operatori hanno scelto questo lavoro: “Lo fate per amore e per aiutare?” Chiara, la nostra responsabile, ha raccontato la propria esperienza personale, le circostanze che l’hanno portata a scegliere questo lavoro, la professionalità necessaria per svolgerlo sottolineando che, accanto al prezioso ausilio di tanti volontari, c’è bisogno di persone preparate e formate ad occuparsi di accoglienza, come di sociale in generale. Si è parlato di Ramadan, di come possa rivelarsi una festa, ogni sera che si rompe il digiuno e si mangia insieme dopo tutta la giornata di astinenza: anche due alunni della classe osservano il Ramadan in quanto musulmani ed è una bella occasione di vicinanza tra i rifugiati ospiti in struttura e le famiglie già integrate e autonome, per far meglio capire che le distanze non sono così grandi, che anche persone che vediamo tutti i giorni e consideriamo molto vicine a noi sono a loro volta vicine a chi ci sembra così lontano.

La conclusione dell’incontro ha visto porre la domanda forse più importante, da parte dei bambini: “Noi come possiamo aiutare ad accogliere?” Questo è il principale motivo per cui è importante, secondo noi, diffondere un’informazione corretta e una cultura di eguaglianza e conoscenza. Questo riteniamo sia il modo migliore per aiutare ed aiutarci a creare un mondo più equo.