di Luca Feletti,. Coop. Soc. Il Melograno
Operatore “La Palma” e “Il Mandorlo”

Alle soglie del 2018 parlare di AIDS ma soprattutto di case alloggio per persone malate di AIDS è molto più complicato rispetto a 20 anni fa. Per fortuna, oserei dire: perché oggi c’è un futuro da pensare e per il quale lavorare. Insieme. Lo scenario della malattia e l’evoluzione delle cure hanno cambiato e stanno radicalmente cambiando la forma e la mission delle case alloggio

Di questo si è discusso al Convegno CICA (Coordinamento Italiano Case Alloggio HIV/AIDS) tenuto a Sassari dal 7 al 9 novembre: 19 case presenti – tra cui anche Palma e Mandorlo – provenienti da tutta Italia per un totale di circa 50 persone e un relatore d’eccezione, Felice Di Lernia. Niente male per un argomento – l’AIDS – troppo spesso dimenticato e sottovalutato, non più “di moda”. Il tema dell’incontro, o meglio, i temi erano quello della cronicità e dell’evoluzione; temi complessi, spesso vicini fra loro e spesso molto lontani, contrapposti, quasi come due nastri di stoffa fra loro intrecciati talvolta con stretti nodi, talvolta ben distanti e chiaramente separati. Le parole pesano come macigni, mi è stato detto, e assumono significati e valori completamente diversi a seconda del contesto. La cronicità della malattia, che – grazie alle nuove cure – è un traguardo incredibile, una grande evoluzione, si contrappone alla cronicità del progetto delle persone e alla difficoltà di trovare strategie per il futuro, per costruire il futuro, per evolversi in qualcosa di nuovo che ancora non conosciamo. L’evoluzione oggi è una percezione, qualcosa di cui si conosce l’esistenza ma ancora ignoto, qualcosa da costruire rileggendo 23 anni di storia. Una bella, stimolante sfida da affrontare. Insieme, ovviamente, perché è fondamentale muoversi come gruppo di lavoro, come équipe, mettendo a confronto le proprie idee e con la voglia di scoprire l’altro attraverso diversi punti di vista