di Gigi Borgiani
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Il Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI

Nella prolusione in apertura del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, il Presidente Card. Gualtiero Bassetti ha rivolto parole esortative e dirette alla concretezza, orientate ad una politica del bene comune piuttosto che alle affermazioni gridate. “Non basta fare proclami. La proclamazione di un valore non ci mette con la coscienza a posto. Non ci si può prendere cura dei migranti e dei poveri per poi dimenticarsi del valore della vita. Oppure, al contrario, farsi paladini della cultura della vita e dimenticarsi dei migranti e dei poveri, sviluppando in alcuni casi addirittura un sentimento ostile verso gli stranieri“. Le parole chiave del suo intervento sono: lavoro, povertà, integrazione, vita, bene comune, cultura della carità.

Parole rivolte a tutti, al paese, alle istituzioni. Già, non basta enunciare, occorre agire. Perché è facile parlare, brontolare, giudicare, dire ad altri cosa si deve fare piuttosto che domandarsi: “Cosa posso fare io?” Si rischia spesso di cadere nella superficialità, in un “certo intorpidimento e in una spensierata irresponsabilità” come scrive Papa Francesco nella Laudato si’. Ci si dimentica che la differenza cristiana consiste, tra l’altro, nell’opporsi alla indifferenza, alla omologazione, alla irresponsabilità, appunto. Di fronte alle enormi fragilità, ai grandi disagi dell’umanità, a cominciare da quella di casa nostra, occorre quindi sentire il dovere di diffondere una cultura della carità ovvero quegli elementi, quello stile di vita che, a partire dai propri comportamenti fino alle questioni sociali più gravi, contribuisca ad un vivere giusto e coerente per tutti. Mi direte: facile a dirsi! Ma rispondo: facile a farsi se non riduciamo il nostro essere cristiani a facciata, a idea, a buonismo, a qualche buona azione che pacifica la coscienza senza andare al cuore dei problemi e, soprattutto, delle persone.

C’è un passaggio nel messaggio per la Giornata mondiale dei poveri (che ha per titolo “Non amiamo a parole ma con i fatti”) in cui Papa Francesco scrive: “Non pensiamo ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita”. E ancora: “Siamo chiamati, pertanto, a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine. La loro mano tesa verso di noi è anche un invito ad uscire dalle nostre certezze e comodità, e a riconoscere il valore che la povertà in sé stessa costituisce. La povertà è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità. È la povertà, piuttosto, che crea le condizioni per assumere liberamente le responsabilità personali e sociali, nonostante i propri limiti, confidando nella vicinanza di Dio e sostenuti dalla sua grazia. La povertà, così intesa, è il metro che permette di valutare l’uso corretto dei beni materiali, e anche di vivere in modo non egoistico e possessivo i legami e gli affetti”.

Ecco: la cultura della carità nasce dal cuore, da stili di vita coerenti e si fa servizio nei gesti e nel pensiero, nel curare la qualità di relazioni gratuite, forti, stabili, fatte di reciprocità e orientate alla costruzione di una società coesa ed equa. Cultura della carità è anche andare oltre l’immediato per un impegno ad individuare e rimuovere le cause della povertà e del disagio.

Tra queste, la mancanza di lavoro è stata più volte rimarcata del Card. Bassetti nella prolusione. Tale richiamo ci rimanda all’impegno che abbiamo scelto, tra altri, come Fondazione, per accompagnare persone da noi accolte all’inserimento lavorativo. Per questo daremo inizio ad una specifica raccolta di fondi ed intensificheremo i rapporti con aziende disposte a collaborare ai nostri progetti.