di Emanuele Barisone
Il Melograno Cooperativa Sociale Genova
Mercoledì 5 ottobre 2022, in occasione del Meeting conclusivo “SO-STARE” bene. Esperienze e strumenti dal progetto INFOrmiamoci e APPlichiamoci, organizzato da Comune di Genova, Agenzia per la Famiglia e Università della strada – Gruppo Abele, alcuni educatori de Il Melograno cooperativa sociale Genova, insieme a Gigi Borgiani, direttore di Auxilium, hanno potuto ascoltare alcune riflessioni di Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell’Associazione Libera.
Ma andiamo con ordine. Il progetto INFOrmiamoci e APPlichiamoci – Essere presenti nel tempo 2.0 ha previsto interventi per favorire l’inclusione sociale dei bambini e ragazzi in situazione di fragilità e attività mirate sia alla migliore fruizione da parte dei bambini e ragazzi dei nuovi strumenti digitali sia alla sensibilizzazione e formazione degli operatori e genitori, mediante diverse linee di azione.
L’intervento di don Ciotti si articola su due esortazioni, una ai giovani e una agli adulti. Indicazioni apparentemente diverse, ma legate da obiettivi comuni, dal lavoro insieme, due esortazioni potenti e profonde.
Ai giovani ricorda che hanno il dovere e la responsabilità di cogliere ciò che di positivo li circonda; al tempo stesso è necessaria la lucidità per individuare ciò che è negativo e insieme trovare il modo per affrontarle. Don Ciotti, poi, sottolinea l’importanza di rifiutare l’egostistema, gli egoismi e gli individualismi tipici dei cittadini a intermittenza; bisogna essere quindi cittadini attivi dentro le scuole, nei movimenti, nelle associazioni, nelle nostre comunità.
Don Luigi, rivolgendosi sempre ai giovani, sottolinea l’importanza della corresponsabilità, esserci tutti, unire le loro forze per diventare una forza contro gli egoismi e contro tutto ciò che affligge il nostro mondo; e inoltre li mette in guardia da chi parla dei giovani, ma non parla con i giovani, li invita a distinguere tra i seduttori e educatori. Questi ultimi devono aiutare a essere persone libere.
Prima di rivolgersi agli adulti, Don Ciotti augura ai ragazzi la solitudine, ovvero quello spazio personale dove guardarsi dentro, in cui costruire una relazione con se stessi, l’unico vero modo per entrare in relazione con gli altri.
Poi si rivolge agli adulti e, sinceramente, spiazza tutti. Per prima cosa don Ciotti auguri a tutti di morire. Tutti i giorni noi impariamo ancora, dobbiamo sentire forte il desiderio di conoscere, ma dobbiamo anche essere portatori di un rinnovamento. Ma per fare questo dobbiamo un po’ morire, dobbiamo far morire alcune nostre vecchie convinzioni, idee, modi di fare, metodologie. Abbiamo il dovere di lasciarci provocare dal nuovo che bussa alla porta, cioè accogliere le istanze delle nuove generazioni, lasciando morire i linguaggi e tecnicismi sterili.
Don Ciotti si sofferma sulla società in cui viviamo, la descrive come una società debole che però si crede forte, in quanto composta da persone che faticano a riconoscere le proprie fragilità. In una società simile la realtà può apparire distorta, quando si ha la notte nel cuore, bisogna avere il coraggio di guardare nelle tenebre e, con occhi grandi, riuscire a riconoscere le luci dell’alba.
Don Ciotti conclude il suo intervento con un ultimo concetto: dobbiamo sempre tenere a mente la capacità di ascoltare, il vero ascolto si basa sull’empatia, nel mettersi nei panni dell’altro e, ricordando le parole di Papa Francesco, ascoltare con l’orecchio del cuore. Dobbiamo unire le nostre fragilità e lavorare insieme, per procedere verso la parte giusta che non è un luogo dove stare bensì un orizzonte da raggiungere tutti insieme.
Dobbiamo credere di poter cambiare, dobbiamo avere la speranza di poter cambiare tutti insieme, perché un altro mondo, non solo è possibile, ma è urgente e necessario.