di Luigi Borgiani, direttore
Si è concluso, a Firenze, il V Convegno ecclesiale della Chiesa italiana. Da quanto rilevato dalle notizie dei media che lo hanno seguito e raccontato si può trarre un giudizio positivo, ricco di speranza e prospettive. Anche il metodo adottato per i lavori dei delegati (laici, vescovi, religiosi, adulti e giovani hanno lavorato agli stessi tavoli) rivela una capacità di ascolto reciproco e di coinvolgimento, uno stile sinodale che ha visto i protagonisti integrarsi e interrogarsi alla ricerca di vie percorribili e davvero nuove per una Chiesa che desidera immergersi nella storia di oggi, nella vita di ogni uomo, fedele alla sua missione. Pur nella grande diversità di contesti, di vissuti ed esperienze delle varie diocesi di provenienza, si sono trovate indicazioni concrete e condivise. In buona sostanza si è creato un orizzonte. Sugli echi del convegno, in attesa di conoscere in dettaglio gli aspetti più evidenti sui quali orientare anche l’essere e l’agire nella nostra diocesi, offro alla riflessione cinque verbi che, in sintesi, possono tradurre quelli delle “cinque vie” sulle quali si sono articolati i lavori del convegno: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare.
Uscire/rinnovare: non significa tanto lo slancio, il desiderio di uscire dalle parrocchie, dai gruppi per andare alla ricerca di nuove iniziative, di tentativi vòlti ad incontrare gli altri. Una Chiesa in uscita è innanzitutto una Chiesa che si rinnova. Una Chiesa che, finalmente, sa farsi popolo di Dio (acquisire quindi la consapevolezza di essere tale) e manifestarsi camminando insieme sull’esempio delle prime comunità dei cristiani. Non si tratta tanto di andare alla ricerca di qualche “trovata organizzativa” ma di trasformare le nostre comunità in luoghi dove si sperimenta il saper camminare insieme con gratuità ed autenticità nel nome di Cristo. Da un rinnovato stile di vita condiviso e improntato al Vangelo può prendere forma il saper stare, il saper vivere i territori della vita.
Annunciare/accompagnare. La Chiesa in uscita è consapevole del suo compito primario che è quello dell’annuncio del Vangelo. Un impegno che si vive nel costante riferimento a Gesù Cristo; che trova radici nell’ascolto della Parola e che, da questa, trova slancio per essere parola per le persone che si incontrano e che si devono accompagnare all’incontro con Gesù. Si tratta di passare dalla Parola alla vita dell’uomo smarrito, lontano da Dio perché in ascolto di parole non liberanti. Accompagnare, stare accanto con la pazienza di piccoli gesti ma anche di parole che sanno parlare di Gesù Cristo.
Abitare/presidiare. Non solo stare, vivere e condividere i luoghi della vita quotidiana. Siamo chiamati ad una presenza attiva e creativa capace non solo di ascoltare o sovvenire ma di farsi promotrice di nuovi modi di vivere la città, di contrastare gli elementi di degrado, di illegalità, di emarginazione. Creare punti di riferimento, di relazione, di denuncia dove imparare cittadinanza e capacità politica.
Educare/formare. Il nostro agire, il nostro essere presenti non può essere lasciato all’improvvisazione. Dare forma alla persona e dare forma alla comunità. Occorre saper crescere insieme per assumere gli stili di vita che gridino il Vangelo sui tetti. Una formazione che non frammenti le persone ma che sappia integrare gli aspetti della fede, con quelli dell’appartenenza ecclesiale, con quelli della missione che richiede a sua volta riflessioni e approfondimenti che abilitano alla cittadinanza, alla politica, al bene comune. Una formazione permanente e attiva che alle parole e allo studio sappia unire l’esperienza e l’esercizio di buone pratiche.
Trasfigurare/interiorizzare. Occorre uno sguardo nuovo e diverso sulla realtà. Uno sguardo però che parte dal cuore. Uno sguardo che non è giudizio ma volontà di farsi carico, di prendersi cura. Uno sguardo nuovo che nasce dall’esempio di Gesù, come ci viene ampiamente indicato da Papa Francesco nella “Laudato si’” (99, 111, 112, 137) e nella “Evangelii gaudium”. Solo nel costante incontro con Gesù Cristo è possibile pensare ad un impegno costante nella storia dell’uomo.