di Luigi Borgiani, direttore

Nella prolusione al recente Consiglio Permanente della CEI (25 gennaio 2016) ancora una volta il nostro Arcivescovo ha richiamato l’attenzione del Governo sugli aspetti più critici della vita del paese. “Continuano – ha annotato il Card. Bagnasco – con alcune alternanze voci autorevoli circa la ripresa complessiva dell’economia: ce ne rallegriamo, ma siamo quotidianamente testimoni che, nelle nostre parrocchie e comunità, le ricadute sul piano concreto non si notano ancora. Condividiamo l’umiliazione di giovani che bussano invano alla porta del lavoro e, quindi, non riescono a farsi una famiglia; sentiamo la sofferenza – non di rado sul filo dello scoraggiamento e della resa – di adulti che, dopo aver perso l’occupazione, da anni resistono grazie a lavori occasionali o alla provvidenza dei nonni. Veramente chi non ha lavoro sente di perdere anche la propria dignità! A costoro – che sono folla – diciamo sommessamente di non arrendersi, che la Chiesa è vicina; che insieme cerchiamo strade non solo di immediato sostegno, ma anche di nuove opportunità lavorative.

Tra gli sforzi che la comunità cristiana compie, Bagnasco ha citato il grande impegno per la questione alimentare. Ha ricordato l’elevatissimo numero di pasti (si parla di milioni di pasti!) che ogni anno sono erogati dalle mense targate Caritas ma non solo. A Genova ci avviciniamo ormai a circa mille pasti al giorno. La sola cooperativa Emmaus Genova, che collabora strettamente con Auxilium, nel 2015 ha erogato 350.000 pasti! Alla vasta operazione distributiva diretta (pasti caldi) o indiretta (“pacchi alimentari”) dobbiamo sempre associare l’impegno costante per assicurare alloggio e la faticosa ricerca di – anche piccole – opportunità di inserimento lavorativo. Questo rispecchia l’ultima frase della prolusione appena citata. Pane, ma non solo. È sempre più pressante l’esigenza di una dignità ampia e vera e quindi non solo di assistenza. A questo proposito l’Arcivescovo ha fatto riferimento all’“Alleanza contro la povertà”. Da almeno due anni oltre 30 organismi del mondo ecclesiale, sociale, sindacale, si sono uniti in alleanza per promuovere – fra l’altro – il “Reddito di inclusione sociale” (REIS), al fine di contrastare la povertà assoluta mediante l’integrazione di sostegno al reddito individuale, nonché tramite un’adeguata politica dei servizi come il lavoro, l’istruzione, la salute… La strada, però, è ancora lunga e manca, come sempre, un adeguato coinvolgimento della “base” per “alzare la voce”, per cercare un ascolto che apra ad una maggiore equità sociale. Di questi giorni, l’annuncio del progetto di Governo per il sostegno ai poveri assoluti.

Il piano dell’Esecutivo prevede un assegno da 320 euro al mese che verrà corrisposto a una parte delle famiglie in povertà assoluta, a cominciare da quelle con minori. Il ministro Giuliano Poletti ha spiegato che si tratta di un intervento “vincolato alla sottoscrizione di un accordo tra cittadini e comunità locale, che avrà l’onere di prenderlo in carico; il cittadino aiutato dovrà impegnarsi a mandare i figli a scuola, ad accettare i lavori proposti e a intraprendere un percorso formativo“. Le risorse per questo intervento sono previste dalla Legge di Stabilità: 600 milioni di euro quest’anno, 1 miliardo il prossimo. A queste verranno aggiunte per il 2016 quelle del Sia (Sostegno di inclusione attiva, già in essere) dello scorso anno, fino ad arrivare in pratica a 1,5 miliardi per ognuno dei due anni. Si parla quindi di un massimo di circa 400 euro a nucleo familiare (a partire da quelli con minori o disabili). Meglio di niente, un primo passo avanti, un segnale di attenzione che si aspettava da tempo.

Ma con questi finanziamenti l’intervento riguarderà non più di 3 poveri su 10, ovvero tra 1,2 e 1,3 milioni di persone, appartenenti alle famiglie indigenti con figli minori, il 30% circa dei 4,1 milioni complessivi di cittadini in povertà assoluta. Il cartello di associazioni riunito nell’Alleanza contro la povertà ringrazia ma resta critico perché si mantengono prospettive di assistenza e ci si allontana da un vero Reddito di inclusione sociale. L’obiettivo immediato è sicuramente quello del “pane” ma se non si provvede a che ciascuno possa procurarselo in maniera autonoma…!! Inoltre non è previsto l’incremento di finanziamenti necessario per raggiungere gradualmente la totalità delle famiglie in povertà assoluta. Non sono previsti né finanziamenti né strumenti per “realizzare concretamente le strategie e i passi opportuni per l’inclusione sociale dei cittadini poveri”.

Insomma, resta ancora molto, molto da fare. Ma come detto è urgente una partecipazione attiva, un coinvolgimento dei cittadini che poveri non sono e che hanno gli strumenti per aiutare il paese ad uscire dalla vergogna della povertà.

Anno della misericordia! Alle opere di misericordia corporali potremmo aggiungere questa: “Favorire il Reis”! In fondo le raggruppa un po’ tutte!!!!

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