di Gigi Borgiani, direttore
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Indubbiamente il Natale è tempo di gioia, di reciprocità, di festa, ma soprattutto è tempo favorevole per la riflessione, per fare il punto sulla disposizione personale e comunitaria, ad accogliere Colui che viene e ad accogliere il suo invito: annunciare la grande gioia perché “oggi è nato per noi il Salvatore”.

La Parola che ci viene proposta nella Messa della notte di Natale apre il cuore ad un programma di vita. Non si tratta quindi di celebrare e interiorizzare un evento ma di coglierlo nella sua duplice valenza che possiamo indicare in due verbi: accogliere e testimoniare. Perché il Salvatore è venuto, viene per tutti e noi siamo collaboratori della Gioia (vera) del Natale. S. Paolo nella lettera ai Corinti è molto chiaro nel proporci un vivere che sia come collaborazione per la gioia degli altri.

Nella lettura della notte (lettera a Tito) S. Paolo è altrettanto deciso nel proporre quello stile di vita che dovrebbe caratterizzare il nostro essere credenti (crediamo al Verbo fatto carne) e professanti(desideriamo essere testimoni).

Il Natale quindi non è un “momento” ma è punto di partenza (o meglio ripartenza) per una vita rinnovata e impegnata, “collaborativa” ovvero contraddistinta dal “lavorare insieme” con gioia per la testimonianza. Il Natale è opportunità per guardare al futuro. Certamente, per tanti motivi, un futuro incerto che però possiamo orientare sia attraverso l’attenzione agli stili di vita (sobrietà, giustizia,…) sia collaborando per scelte comuni che abbiano la forza di incidere sulla società in cui viviamo. Una società impaurita, sfiduciata dipendete da modelli che non mettono al centro l’uomo ma il consumo, il desiderio, le apparenze che alla fine sono le cause di un malessere diffuso.

Come rileva Papa Francesco nella Laudato sìnell’epoca della rapidità dei cambiamento rischiamo di essere assoggettati al paradigma tecnocratico che, oltre al mito del progresso, “tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica. L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano (…) Nella realtà concreta che ci interpella, appaiono diversi sintomi che mostrano l’errore, come il degrado ambientale, l’ansia, la perdita del senso della vita e del vivere insieme (…) la gente ormai non sembra credere in un futuro felice, non confida ciecamente in un domani migliore a partire dalle attuali condizioni del mondo e dalle capacità tecniche. Prende coscienza che il progresso della scienza e della tecnica non equivale al progresso dell’umanità e della storia, e intravede che sono altre le strade fondamentali per un futuro felice” (108-113). Però il Papa afferma che “un uomo basta perché ci sia speranza” (71). Siamo noi i chiamati a rendere reale e possibile la speranza. Possiamo farlo a partire dal ravvivare le relazioni con gli altri, con la natura e l’ambiente con piccoli gesti quotidiani che, sommati, aiutano ad allargare lo sguardo e a prendersi cura della casa comune, a migliorare la vita degli abitanti spesso smarriti di questa casa.

Ci rendiamo così conto che il Natale ci può aiutare purché non lo riduciamo a momento ma diventi il Natale di ogni giorno. Perché la festa è bella ma senza ferialità rischia non solo di finire ma di diventare illusoria.

Il Natale è accoglienza se lo viviamo come presa di coscienza, come assunzione di responsabilità e lo incarniamo nella quotidianità. Quali strade percorrere? Ci sono i piccoli, grandi gesti che compiamo nei nostri centri con la collaborazione tra operatori e volontari prendendoci cura delle persone più fragili. Questo sarà la continuità. Ma ci sono nuove opportunità che derivano dal programma dell’ONU denominato “Agenda 2030” soprattutto se mettiamo in relazione gli obiettivi proposti da questa agenda con i contenuti della Laudato sì.

Abbiamo poco più di dieci anni nei quali, possiamo e dobbiamo prenderci cura della terra ( la casa comune) di cui siamo custodi come credenti ma anche come cittadini e lo possiamo fare nel concreto della nostra città senza perdere di vista il cammino dell’umanità. Opportunità per “cambiare il cambiamento” che oggi appare tutto contro l’uomo, e non a vantaggio, a partire dal futuro dei nostri figli. Opportunità che a noi sembra determinante se non vogliamo ridurre il nostro fare, il nostro essere credenti “ attivi per e con gli altri” a tamponare situazioni che se non sono affrontate nella cause non solo saranno sempre presenti ma si moltiplicheranno come cresce il numero degli abitanti del pianeta.

Povertà , disagio. esclusione, solitudine, degrado, violenza, illegalità, corruzione, iniquità, inquinamento ( anche morale) etc…Sono le tristi realtà che il Natale non riesce a mimetizzare.   Sono motivi che nascondono ai più l’orizzonte del futuro e della speranza, che nascondono la Luce  del Signore che viene per tutta l’umanità e non per un solo giorno.