di Gigi Borgiani
direttore
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Nell’incontro con i giovani al Santuario della Guardia, Papa Francesco ha insistito su aspetti molto concreti della vita cristiana. I giovani si sono presentati come i missionari di “Gioia Piena”, l’iniziativa diocesana che li coinvolge in questo anno, e Papa Francesco ha subito ricordato che “la missione, l’essere missionari ci porta a imparare a guardare. Sentite bene questo: imparare a guardare. Imparare a guardare con occhi nuovi, Imparare a guardare la città, la nostra vita, la nostra famiglia, tutto quello che è attorno a noi. L’esperienza missionaria ci apre gli occhi e il cuore: imparare a guardare anche con il cuore”. Missione quindi non si può certo coniugare con superficialità ma è guardare la realtà e viverla con impegno. “Lasciare l’atteggiamento da turisti per diventare giovani con un impegno serio con la vita, sul serio. Il tempo della missione ci prepara e ci aiuta a essere più sensibili, più attenti e a guardare con attenzione. E a tanta gente che vive con noi, nella vita quotidiana, nei posti dove noi viviamo e che, per non saper guardare, finiamo per ignorare. La missione può insegnarci a guardare con occhi nuovi, ci avvicina al cuore di tante persone, e questa è una cosa bellissima, è una cosa bellissima! Ma quando io vado in missione, non è soltanto la decisione mia, quella che mi fa andare. C’è un altro che mi manda, che mi invia a fare la missione. E non si può fare missione senza essere mandato da Gesù. È Gesù stesso che ti invia, è Gesù che ti spinge alla missione ed è lì accanto a te: è proprio Gesù che lavora nel tuo cuore, cambia il tuo sguardo e ti fa guardare la vita con occhi nuovi; non con occhi da turista”.

La società di oggi ha bisogno di un sussulto, di una reazione opposta alla cultura del vuoto, alla cultura della solitudine. “La gente – anche noi, ha detto Francesco – dentro siamo soli e abbiamo bisogno del chiasso per non sentire questo vuoto, questa solitudine.” Le sfide di oggi richiedono il coraggio: orizzonte e coraggio. Il coraggio di porsi domande, di chiedersi se quanto ci propone la cultura di oggi è normale o non è normale. “ È normale che ogni giorno cresca quel senso di indifferenza? Non mi importa quello che succede agli altri; l’indifferenza con gli amici, i vicini, nel quartiere, al lavoro, nella scuola… È normale che molti dei nostri coetanei, migranti o provenienti da Paesi lontani, difficili, insanguinati da egoismi che conducono alla morte, vivono nelle nostre città in condizioni veramente difficili? È normale questo? È normale che il Mediterraneo sia diventato un cimitero? È normale questo? È normale che tanti Paesi chiudono le porte a questa gente che fugge dalla fame, dalla guerra, questa gente sfruttata, che viene a cercare un po’ di sicurezza… è normale? Questa domanda: questo è normale? Se non è normale io devo coinvolgermi perché questo non succeda. Ci vuole coraggio per questo, ci vuole coraggio.”

Quante domande, ma troviamo insieme risposte? Quanto ci lasciamo coinvolgere? Nelle nostre comunità ci aiutiamo a guardare la realtà e a fare le scelte opportune? Le parole dette ai giovani devono risuonare nel cuore di tutti. Andare in missione è andare incontro alle tante situazioni difficili che ogni giorno si presentano ai nostri occhi, è aiutare a uscire dagli isolamenti e a “fare comunità, fraternità”. Nel mondo frammentato e disorientato, conformato ad una “normalità” contraddittoria, cresce il bisogno della presenza di persone che siano navigatori coraggiosi che sappiamo guardare lontano, scoprire ed indirizzare ad orizzonti nuovi, di speranza. E questo è compito di tutti, di tutta la Chiesa, di quel popolo che si è radunato per incontrare e ascoltare Papa Francesco ma che a questo punto non può sottrarsi né alla Gioia del Vangelo né al compito di annunciarla a tutti.

Se abbiamo guardato Papa Francesco ora dobbiamo guardare alla città. Ognuno di noi abita un luogo, una realtà. Realtà diverse non sempre facili e felici, realtà che fanno città e a ciascuno, giovane o meno giovane, spetta un compito preciso. Non siamo a caso in quel luogo o in quella realtà. Siamo lì per incontrare e annunciare. La nostra sarà una missione di pazienza, di ascolto, di condivisione e solo insieme sarà possibile tessere la trama per una società, per una città dignitosa, accogliente e fraterna. L’entusiasmo e la freschezza dei giovani deve e può contagiare adulti assopiti ma ancora ricchi di valori capaci di generare speranza e futuro.

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(foto in copertina: www.chiesadigenova.it)