Pope Francis

di Gigi Borgiani
direttore
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Nel Messaggio per la 50ma Giornata Mondiale della Pace (I Gennaio 2017), papa Francesco afferma che la nonviolenza è scelta ragionevole, la violenza invece è illusoria. Il vangelo dell’amore e della gioia sono la via cristiana nonviolenta per portare sorriso nel mondo. Viviamo in un mondo frantumato dove, se non siamo abbagliati dalle apparenze e dalle illusioni, c’è troppa violenza, troppa ingiustizia. Potremmo prendere come esempio emblematico Aleppo e la Siria, ma anche l’ostilità che non accoglie profughi e disperati; anche la noncuranza verso chi non ha casa, ha fame e sete; l’incuria verso l’ambiente; la fragilità delle relazioni familiari, il non riconoscere limiti ed errori che, forse involontari, incidono sulla frantumazione della coesione sociale.

La nonviolenza è scelta ragionevole perché semplicemente indica che per sradicare la violenza è insensato opporre altre forme di violenza. Scrive papa Francesco: “La violenza permette di raggiungere obiettivi di valore duraturo? Tutto quello che ottiene non è forse di scatenare rappresaglie e spirali di conflitti letali che recano benefici solo a pochi ‘signori della guerra’? La violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato. Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiché grandi quantità di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficoltà, degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi, può portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti” (n.2).

È urgente un di più di amore, un di più di bontà. Occorre partire dal cuore e dalla famiglia. Nella “Laudato si’” troviamo alcune espressioni che fanno riflettere sulla necessità di cuori nuovi per un mondo nuovo: “Siamo stati concepiti nel cuore di Dio e quindi «ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario” (65).
“Quando ci si rende conto del riflesso di Dio in tutto ciò che esiste, il cuore sperimenta il desiderio di adorare il Signore per tutte le sue creature e insieme ad esse, come appare nel bellissimo cantico di san Francesco d’Assisi” (87).
“Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare. In tale contesto non sembra possibile che qualcuno accetti che la realtà gli ponga un limite” (204).
“Eppure, non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che venga loro imposto” (205).
“Ricordiamo il modello di san Francesco d’Assisi, per proporre una sana relazione col creato come una dimensione della conversione integrale della persona. Questo esige anche di riconoscere i propri errori, peccati, vizi o negligenze, e pentirsi di cuore, cambiare dal di dentro. I Vescovi dell’Australia hanno saputo esprimere la conversione in termini di riconciliazione con il creato: «Per realizzare questa riconciliazione dobbiamo esaminare le nostre vite e riconoscere in che modo offendiamo la creazione di Dio con le nostre azioni e con la nostra incapacità di agire. Dobbiamo fare l’esperienza di una conversione, di una trasformazione del cuore” (218).

E la strada per il cuore nuovo passa dalla famiglia, come ricorda ancora papa Francesco nel messaggio. “La famiglia è l’indispensabile crogiolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato, e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono. Dall’interno della famiglia la gioia dell’amore si propaga nel mondo e si irradia in tutta la società(n. 5).

Per questo il pontefice mette sullo stesso piano “un appello in favore del disarmo, nonché della proibizione e dell’abolizione delle armi nucleari” e la richiesta “che si arrestino la violenza domestica e gli abusi su donne e bambini”, certi che “le politiche di nonviolenza devono cominciare tra le mura di casa per poi diffondersi all’intera famiglia umana”. Gesù Cristo ha insegnato che “il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano” (n. 2).

Se nella Laudato si’ Francesco scrive chiaramente che “non tutto è perduto”, l’invito che accogliamo nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace è di impegnarci “con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune. «Niente è impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Tutti possono essere artigiani di pace»” (n. 7). Per questo ancora una volta siamo chiamati a fare riferimento alle beatitudini e alla misericordia. Le prime come fonte di vita e di stili di vita, la seconda come “opere” da vivere ogni giorno, oggi! Perché l’Anno della Misericordia non è stato un “evento” ma un allenamento, una palestra per esercitarci alla consapevolezza della storia e alla concretezza del bene continuo.