Quanto manca al Natale?
di Gigi Borgiani
Cosa manca al Natale? Cosa mi manca per fare Natale? Natale è alle porte e nel perdurare della pandemia, che con le sue ondate e mutevoli varianti pare non lasciare quiete, si respira la voglia di “salvare il Natale” con le sue consuetudini sempre meno legate al vero significato. Regali, panettoni e voglia di un consumo scacciapensieri, voglia di far festa, di relazioni finalmente ravvicinate anche se rischiano di svanire come le bollicine dello spumante, lasciando poi che la delusione si aggiri dopo aver consumato tempo e denaro per tornare alla normalità di una vita qualunque. Non è questo il Natale che salva! Manca poco, ma cosa manca per un Natale vero?
La pandemia non è stata e non è vissuta da tutti nello stesso modo ma alla fine tutti in un modo o nell’altro abbiamo fatto esperienza della mancanza e, pur essendo isolati e in ansia, esperienza dell’importanza della collettività. La pandemia ci ha insegnato che dobbiamo pensare ad un vivere diverso che contempli anche quello spirito di mancanza che apre le porte all’essenziale, a ciò che conta veramente, a liberarci del superfluo, dell’inutile, a quegli elementi di poca equità che provocano disuguaglianza. Cosa manca al Natale? Per un Natale da salvare ciascuno di noi può aggiungere “quel di più” che permette di guardare il tempo nuovo spalancato anche dalla pandemia e contribuire alla salvezza: aggiungere quello che abbiamo capito essere importante per un vivere fatto di amicizia sociale, la sola che può garantire giustizia, pace e libertà.
Ciò che a mio avviso manca di più al Natale vero è il riconoscimento del dono offerto dalla nascita di Cristo e la sua storicità. Natale diventa una occasione di festa, come tante altre, addobbata di buoni sentimenti in cui però non trova posto Colui che viene, così come 2021 anni fa! Di conseguenza se non vogliamo contribuire allo svuotamento di senso del Natale occorre che i credenti si dispongano non solo ad accogliere il Salvatore ma a trasformarsi in portatori della buona notizia! Eh già! Essere “fedeli” (donne e uomini di fede) e “testimoni” pare sia sempre più difficile ma dobbiamo pur incamminarci “controcorrente” che non è andare contro qualcuno o qualcosa ma consiste nel non lasciarci annebbiare dal mondo, nel non permettere che si esaurisca il messaggio della buona novella.
Si parla molto spesso in questi tempi di riqualificazione e rigenerazione urbana. Il nostro ruolo è quello senza dubbio di essere parte attiva e propositiva in relazione a tutto ciò che può far bella, funzionale e sostenibile la città ma non dimentichiamo quel dovere di generatività che deriva dal nostro essere discepoli-missionari e che implica la capacità di uscire da sé, di mettersi in relazione, di dare vita a nuovi modelli, di prendersi cura, di rispondere creativamente alle domande e alle sfide del presente. In particolare pensiamo a quelle sfide del quotidiano che superano la disponibilità o la generosità estemporanea (la tipica bontà del Natale) e che invece ci coinvolgono in quanto portatori di novità. Nel clima di “povertà” che avvolge il Natale di Gesù risplende tutta la ricchezza che può davvero sconvolgere il mondo, a partire dalla nostra città, se sapremo essere quelle sorgenti rigeneranti che rendono nuove le parole fraternità, solidarietà, cura, giustizia, pace e che soprattutto rendono il Natale non l’occasione di un giorno ma un impegno di continuità in cui l’ordinario si trasforma nel pane quotidiano condiviso. Come Auxilium abbiamo lanciato una “campagna” denominata “nel Quotidiano”.
Cinque semplici esempi che, se ce ne fosse bisogno, ci dicono che ogni giorno ci sono persone e questioni che attendono una cura costante e richiedono attenzioni materiali, spirituali ed educative/culturali che perseverino nel tempo, che accompagnino la storia di tutti e ciascuno nella luce del vero Natale. Cosa manca al Natale? Cosa mi manca per fare Natale? Sono domande che aspettano le risposte di ciascuno di noi, delle nostre comunità.