di Luigi Borgiani, direttore

Quaresima tempo di revisione e di ripartenza perché non si vuole vivacchiare o procedere ad intermittenza ma rendere sempre più sicuro il passo della fede che si traduce nelle opere. Un tempo favorevole per mettere in pratica tante opere buone, ma soprattutto per mettere in pratica, ovvero per perseguire, quella conversione del cuore che è alla base del nostro essere credenti e discepoli. Un tempo favorevole per dare un volto nuovo alle nostre opere quotidiane. È il volto della gioia che viene dalla misericordia di Dio per ciascuno di noi e che noi cerchiamo di comunicare alle tante persone che bussano alle nostre porte.

Non è un caso che sia stato concesso al Monastero di essere Porta Santa giubilare, quale luogo significativo della Carità della nostra diocesi. In umiltà e fervore il Monastero è sempre porta aperta di accoglienza, di riparo, di ascolto, di attenzione verso i poveri della nostra città. Non vogliamo, tuttavia, che questa occasione passi come evento ma desideriamo viverla perché resti uno stile di condivisione e di fraternità, lo stile di chi vuole “stare con” e non solo “dare qualcosa”.

Nel messaggio per la Quaresima di quest’anno Papa Francesco ricorda: “La misericordia di Dio è infatti un annuncio al mondo: ma di tale annuncio ogni cristiano è chiamato a fare esperienza in prima persona”. Le buone azioni servono, aiutano; i nostri “servizi” sono tanti ma è fondamentale che alla radice ci sia un atteggiamento del cuore. Altrimenti rischiamo di fare della semplice solidarietà, una buona azione sociale che però non sa andare al cuore di chi ha bisogno. “Per tutti, la Quaresima di questo Anno Giubilare – scrive il Papa nel messaggio – è dunque un tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia.”

È il tempo per dilatare le opere di misericordia, di sviluppare quella fantasia della carità così necessaria per la cura della casa comune. Presso le nostre case (non mi piace chiamarle strutture) ogni giorno si pratica ognuna delle opere di misericordia, sia corporali che spirituali. Con un volto nuovo desideriamo ampliare il nostro “stare con” attraverso azioni rese ancor più buone perché ci aiutano a mescolarci con tutti nella misericordia, a sentirci tutti bisognosi di misericordia. “La misericordia di Dio trasforma il cuore dell’uomo e gli fa sperimentare un amore fedele e così lo rende a sua volta capace di misericordia”. Questo mescolarci vuole aiutarci ad andare ancora con più attenzione verso le cause che sono all’origine del disagio che ogni giorno misuriamo. Desideriamo non essere solo il volto di chi aiuta ma di chi si impegna a risvegliare la città assopita, la città dei modi di dire, di pensare, di giudicare che nel nome di egoismi ed interessi “privati” non permettono di vedere l’orizzonte di un bene comune che sarebbe vantaggio di tutti.

Ancora il Papa: “Esse [le opere] ci ricordano che la nostra fede si traduce in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo, educarlo. Perciò ho auspicato che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporali e spirituali. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina”.

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