di Gigi Borgiani, direttore
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Il crollo del ponte Morandi è senza dubbio la nota più triste e preoccupante di questa estate ormai sfumata. Morti, sfollati, disagi, previsioni, traffico, promesse, proteste, voglia di ripresa sono all’odine del giorno. Anche noi come Caritas e Auxilium partecipiamo a quel che si può fare nell’immediato, prestiamo attenzione soprattutto alle situazioni più critiche e magari meno eclatanti. Ma non abbiamo certo messo da parte i bisogni e le realtà di sempre, quelle quotidiane per le quali ci spendiamo. Bisogni e realtà che non conoscono ferie, che nonostante tutto aumentano e per le quali, soprattutto lavorando con le istituzioni, si procede sempre navigando a vista, senza un quadro preciso, misurando sempre con il metro delle disponibilità economiche, appesantendo con una burocrazia che ostacola.
Ancora una volta in questo mese abbiamo assistito all’impennata della solidarietà e della generosità ma nasce spontanea una domanda: per smuovere solidarietà e generosità dobbiamo sempre aspettare cause straordinarie? Quello che accade e si vive nella normalità, purtroppo non si vede, anzi spesso dà fastidio. Solidarietà e generosità, se fanno rima con l’emotività, svaniscono nel tempo e nel vuoto.
Ci riproponiamo di “tenere insieme” tutto quanto può concorrere alla costruzione (o ricostruzione) di valori troppo spesso proclamati incrollabili ma senza una adeguata “manutenzione”. Ecco perché, nonostante tutto, riteniamo che il nostro essere e il nostro operare siano non solo necessari ma indispensabili.
Mercoledì 26 settembre abbiamo ricominciato un nuovo anno sociale, ritrovandoci insieme al Monastero – Caritas, Auxilium, Volontari per l’Auxilium, Associazione per l’Auxilium, Il Melograno ed Emmaus Genova, Associazione don Piero Tubino.
Ritrovarsi insieme per riprendere il cammino di fraternità, di accompagnamento, di servizio è significativo perché ci aiuta a non scoraggiarci, a tenere le maniche rimboccate, a perseverare nel nostro stile che non è certo quello dell’occasionale o dell’assistenza (come pare siano orientate le istituzioni) ma è quello della dignità, del dare valore alle persone e non al denaro con il quale si pensa di salvare la faccia e la coscienza.
Ritrovarsi insieme è significativo perché crediamo che c’è un senso, una forza che ci sostiene e ci rassicura nell’essere, nell’agire in una carità non finta o passeggera ma che guarda con speranza certa al futuro.
Ritrovarsi insieme è essenziale perché nei volti di ciascuno si possa rispecchiare la luce che ci accompagna nel cammino.