Mercoledì 27 settembre, al Monastero dei SS. Giacomo e Filippo, abbiamo dato il via ufficiale ad un nuovo anno di impegno e servizio. È stata una serata “formato famiglia”, a suo modo inedita e rivelatasi molto efficace: l’invito infatti era rivolto alle famiglie dei volontari e degli operatori di tutti gli enti che si rifanno al Monastero, Caritas, Auxilium, Volontari per l’Auxilium e Associazione per l’Auxilium, Il Melograno, Emmaus Genova, Associazione don Piero Tubino. Famiglie e bambini hanno così regalato al Monastero una dimensione inusuale per un luogo solitamente abitato da adulti e soprattutto hanno restituito un’eco di quella dimensione di “comunità” che era alle origini del “Progetto Monastero” e che vorrebbe essere un obiettivo da riconquistare, pur nella marcata diversità dei tempi. La serata, come sempre, è stata aperta dalla S. Messa, celebrata da mons. Nicolò Anselmi, vescovo 

ausiliare della Diocesi di Genova, che ha voluto ringraziare volontari e operatori “per il bene che fate nella nostra Diocesi, un segno meraviglioso, una risorsa splendida di cui essere grati come Chiesa diocesana”.

Il 27 settembre è la memoria di S. Vincenzo de Paoli, gigante della carità, un giorno quanto mai indicato per l’avvio di un nuovo “anno sociale” a servizio di quanti vivono povertà ed emarginazione. Il Vangelo del giorno (Lc 9,1-6) mostra Gesù che conferisce agli apostoli il “potere su tutti i demòni e di guarire le malattie” e li manda “ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi”. 

“Resto sempre molto colpito – ha affermato don Nicolò, commentando il Vangelo – da questo intreccio che Gesù consegna agli apostoli: da una parte guarire le malattie e scacciare i demoni, dall’altro annunciare il Regno di Dio. Penso che tutti noi ogni giorno 

incontriamo persone che, nella loro difficile situazione, non ci portano solo i loro bisogni materiali ma bisogni molto più ampi e profondi, che coinvolgono tutta la persona. Per offrire risposte non bastano solo un pasto e un letto. 

Le persone chiedono che venga loro restituita la dignità, di non essere umiliate, di non dover tendere la mano. Si tratta di una cura a 360 gradi. Gesù oggi ci chiede proprio questo, ci invia a portare a tutti una guarigione totale che ha a che fare con la grazia di Dio. I gesti materiali a cui noi possiamo arrivare con le nostre risposte non bastano. Sentiamo che serve la grazia del Signore, che dobbiamo nutrirci dei sacramenti dove questa grazia ci è comunicata e indicarli a chi ci domanda una via di salvezza. È li che possiamo attingere ad una salvezza piena. Gesù impasta la guarigione fisica con la predicazione proprio perché mira a questa guarigione totale. Serve però uno sguardo di fede, in Dio e nelle persone, al di là dei loro bisogni. 

Nel mio piccolo, spesso incrocio persone che chiedono un aiuto materiale ma che, pian piano, si uniscono ai momenti di vita parrocchiale ed iniziano così a camminare nuovamente, se non proprio a rifiorire. E mi sembra che la Prima giornata mondiale dei poveri, che celebreremo il prossimo 19 Novembre anche nella nostra Diocesi, ci indichi proprio questa sottolineatura: portare la buona notizia della guarigione totale. Non fermarci mai al bisogno materiale ma aiutare il sogno di Dio per ognuna delle persone che incontriamo.”