di Gigi Borgiani, direttore
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È finita così, come prevedibile, anche se la speranza che da parte di qualche esponente politico ci fosse un ripensamento non era del tutto vana. La proroga della legge regionale 17/2012 che prevedeva di regolamentare installazione e utilizzo soprattutto di slot-machine, è stata approvata Sabato 1 Aprile in Consiglio Regionale. Ha prevalso chi ha paventato e accentuato la perdita di posti di lavoro nel settore a fronte del danno a persone e famiglie che l’azzardo provoca con costante aumento. Insieme ad altri enti ed associazioni quali – solo per citarne alcuni – S. Marcellino, MASCI, Fondazione Antiusura, Acli, Forum della Famiglie, CEIS, e accanto alla Consulta comunale sul gioco in denaro e al Coordinamento regionale Mettiamoci in gioco (ndr: insieme queste sigle rappresentano decine di migliaia di persone), come Fondazione Auxilium ci siamo messi dalla parte dei più deboli, dalla parte di coloro che sempre più frequentemente si rivolgono ai nostri centri per problemi legati all’azzardo, sia come persone “malate” di gioco sia e soprattutto come famiglie in bancarotta per motivi di gioco. Ci siamo messi dalla loro parte senza per questo sottovalutare il rischio della perdita di lavoro, anzi disponibili ad un confronto, ad un “metterci insieme” per una questione che non può avere vincitori né vinti ma solo perdenti. Il fenomeno azzardo, infatti, è una vera questione sociale: se non verrà frenata, lascerà il segno anche nelle tasche di ignari cittadini che pagheranno gli interventi che lo Stato, che ora lucra sul gioco, dovrà apportare per riparare i danni.

L’aspetto più triste della vicenda è pertanto il modo in cui è stata discussa, come si trattasse di asfaltatura delle strade, mentre sono in gioco persone che, pur su posizioni opposte, rappresentano un disagio sociale o economico che in ogni caso riguarda tutti. È triste che se ne faccia una questione di destra o sinistra, di chiesa o di mondo laico. È altrettanto triste che chi ha proposto la proroga appartenga a gruppi politici che in passato, anche recente, hanno espresso posizioni e pareri totalmente opposti, di assoluta contrarietà al gioco d’azzardo. Prendiamo atto che su un fenomeno come questo è necessario un percorso educativo e culturale serio e ampio. Come già scritto, non possiamo permettere che già i bambini siano avviati con superficialità al “gioco che ti fa vincere”, “che risolve la vita”, “che ti fa ricco”. Si ritorna a dire che senza valori fondanti è impossibile costruire una società coesa, capace di vero bene comune.

Non ci sentiamo sconfitti ma feriti. Perché ancora una volta hanno prevalso le maggioranze e non le coscienze, gli interessi di gruppo e non il confronto, il dialogo, la pazienza anche dei tempi lunghi ma per soluzioni condivise. Non ci sentiamo sconfitti ma feriti perché qualcuno si erge a paladino della famiglia e poi strumentalizza categorie di famiglie, in questo caso quelle di una parte di esercenti a scapito di quelle rovinate dal gioco. Se le istituzioni non favoriscono il dialogo, noi lo riproporremo perché non vogliamo guerre tra “poveri”, tra persone che si impoveriscono da una parte o dall’altra, tra chi installa una macchinetta e chi vi siede davanti. Davanti a speranze perdute, perché sappiamo che chi vince sta altrove.