S.E. Card. Bagnasco in Monastero, al termine della Celebrazione Eucaristica per la Porta Santa

S.E. Card. Bagnasco in Monastero, al termine della Celebrazione Eucaristica per la Porta Santa

E’ con grande gioia che ci ritroviamo insieme per questa giornata giubilare al Monastero dei Santi Giacomo e Filippo, luogo tanto caro a tutta la Diocesi. Come sappiamo qui vissero per lunghi decenni le monache domenicane di clausura che con la loro stessa esistenza, donata completamente a Dio, già testimoniavano la misericordia del Signore. Poi, alla loro partenza per altri luoghi, don Piero Tubino sognò fortemente di fare di questo posto una ‘casa della carità’. Ricordo, da giovane sacerdote, la sua passione nel presentare a noi sacerdoti questo suo sogno che egli aveva maturato e conservava nello scrigno del cuore di Dio. Vedete amici: o le cose nascono nel cuore di Dio, nei pensieri di Dio o non hanno consistenza e, pur se buone, rischiano di rimanere solo un calcolo: magari efficace ma solo umano. Qui abbiamo la prima indicazione che credo che don Piero vorrebbe raccomandare oggi a tutti e che cerco umilmente di interpretare: o la nostra carità nasce dalla carità di Dio o altrimenti, pur rispondendo ai bisogni, non scalda il cuore. Coloro che sono indigenti – e tutti in realtà lo siamo – sperimentano in modo particolare di non aver bisogno solo di una risposta alle proprie necessità materiali ma anche di trovare qualcuno che rinnovi in loro la fiducia: è questa la prima vera carità. Se questa carità non arriva da Dio, finiamo per spegnerci. Si tratta di attingere al progetto di Dio, di fare la sua volontà e non la nostra. Questo è il fondamento che il Monastero, come tutta la nostra Diocesi, non dovrà mai dimenticare.

Guardando alla Parola di Dio che abbiamo condiviso in questa V Domenica di Quaresima, vorrei limitarmi oggi a ricordare tre caratteristiche della misericordia di Dio e quindi di ogni atto di amore. Si colgono dal linguaggio biblico e in modo particolare esse sono declinate dal Santo Vangelo che abbiamo ascoltato, che narra l’episodio dell’adultera che tutti vorrebbero lapidare e Gesù rimanda a casa perdonata. (Gv 8,1-11). La misericordia di Dio non è niente altro che il suo amore. La chiamiamo misericordia per metterne in rilievo alcuni tratti, alcune caratteristiche, ma sempre di quell’unico e infinito amore. Tali caratteristiche principali, dunque, sono la fedeltà, la tenerezza e la fecondità.

La misericordia è prima di tutto amore fedele di Dio. La vicenda di questa donna adultera, che incontra nell’abisso del proprio peccato e della propria infedeltà la fedeltà di Dio, è esemplare. Questo incontro ci dona grande fiducia e grande coraggio. Fiducia perché non c’è abisso in cui non possiamo trovare Dio. Nessuna strada è senza sbocco, perché al di là di noi, Dio ci precede e ci attende. E insieme coraggio, perché la vita cristiana è anche certamente anche lotta che tuttavia sa di poter contare sulla fedeltà di Dio. Se la misericordia di Dio è fedele anche la nostra misericordia, la nostra carità verso chi è nel bisogno deve essere fedele: non può essere misurata sul tempo, sulle convenienze, sulle soddisfazioni del momento.

La misericordia, dicevamo, è anche tenerezza: fin dalla sua nascita e poi per tutta la vita, Gesù è manifestazione dell’amore di Dio che non vuole spaventarci, rispetta la nostra libertà, conosce i nostri tempi, i nostri labirinti. Un amore che ci lascia liberi. Neppure noi stessi ci conosciamo come ci conosce Dio. Egli è tenerezza, rispetto e discrezione. Anche la nostra carità, quindi, deve essere discreta, deve essere umile per non umiliare a sua volta chi è beneficato.

Infine l”amore di Dio è sempre fecondo. Genera vita nuova e fa emergere l’istanza della verità. Ecco che l’adultera è rimandata a casa con l’invito a non peccare più. Ecco la rigenerazione, la fecondità della vita, con la grazia di Dio. Anche qui la nostra carità ne riceve una luce, un indirizzo e un criterio di verifica. Se il nostro atto di amore è in grado di far germogliare nel cuore del bisognoso una prospettiva, un desiderio, allora siamo nella carità secondo il cuore di Dio e saremo capaci di generare vita nuova, oltre gli errori e i fallimenti.

Certo, la carità fedele, tenera e feconda non è facile. Ma così è la misericordia di Dio e dobbiamo specchiarci in essa.

Cari Amici, Don Piero sicuramente ci guarda e ci sorride in questo giorno particolare per il Monastero da lui tanto fortemente desiderato a favore dei poveri. Preghiamo insieme a lui perché questo luogo, che è un po’ la culla della carità genovese, possa generare sempre nuova carità e fare di ciascuno di noi un ‘punto luce’ che ci renda presenza visibile della misericordia del Signore.

S.E. Card. Angelo Bagnasco
Arcivescovo di Genova
Sabato 12 Marzo
Apertura Porta Santa al Monastero
Omelia