E DIVENTAMMO COME ABBAZIE

di Alberto Mortara, curatore del Bilancio

Questo sesto bilancio sociale racconta un anno molto particolare. Un anno in cui i nostri nume- ri hanno smesso di crescere. Questo non perché povertà e disagio siano diminuiti ma perché i nostri servizi si sono modificati per aiutare le persone a convivere con la pandemia. Le accoglienze notturne hanno offerto ospitalità (e mentre scrivo continuano a farlo) anche nel corso della giornata. Questo ha consentito alle persone accolte di non dover uscire e di rispettare il lockdown e, ancora più importante, di ridurre l’esposizione al contagio. Purtroppo è stato necessario bloccare prima e ridurre poi l’accesso di nuovi ospiti. Come sappiamo, infatti, i protocolli di tutela basati su tamponi e quarantene preventive (si veda al riguardo l’approfondimento sulle zone buffer, a pag. 18) sono cresciuti progressivamente in numero e modalità di funzionamento. È stato quindi necessario, soprattutto nella primavera e nell’estate 2020, trovare solu- zioni autonome, convertendo servizi e reperendo i tamponi sul mercato. Questo in attesa che ve- nissero attivati servizi pubblici di libero accesso.

Mai come in questo periodo ci siamo sentiti consapevoli dl dare piena realizzazione alla nostra mission, che prevede l’utilizzo del patrimonio immobiliare non per produrre reddito ma per ospitare servizi. Soprattutto nei mesi più duri, le nostre strutture ricordavano simbolicamente le antiche Abbazie Benedettine in cui gli abitanti dei villaggi vicini si rifugiavano quando era prossima una aggressione. La prossimità che si è creata nei servizi tra ospiti e operatori volontari e professionisti, attraverso le giornate trascorse insieme, ci ha permesso di approfondire il racconto delle storie delle persone che le strutture racchiudono e continuano a difendere in questa pandemia, la cui ombra comincia lentamente a sollevarsi.

Ancora una volta il nostro ringraziamento va agli operatori dei servizi che hanno trovato la forza, nonostante già il loro lavoro quotidiano fosse una scelta di coraggio, di dedicarsi alla raccolta dei dati. Vogliamo ringraziare anche le persone ospiti dei nostri servizi che non solo ci hanno dato la loro fiducia, donandoci informazioni anche molto delicate e personali che un semplice questionario non consente di rilevare, ma hanno collaborato con noi perché questa esperienza fosse comunque un momento di crescita e stimolo. Questo ci ha consentito di dare voce, con ancora più forza, a chi presso di noi ha trovato rifugio e di collaborare alla conoscenza dei processi di impoverimento e di esclusione.