di Gigi Borgiani, direttore
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Si è svolto a Roma, organizzato da Caritas italiana, un seminario di studio per approfondire gli aspetti legati all’attuazione del REI, il Reddito di Inclusione. Come noto, dal 1° dicembre 2017 il nostro paese può contare su una misura unica di contrasto alla povertà la cui introduzione è stata anche il frutto di un lungo lavoro svolto a partire dal 2013 dalla “Alleanza contro la povertà in Italia” che coinvolge 37 tra le più grandi associazioni, ecclesiali e non, presenti in Italia. Un pool di aggregazioni che verosimilmente rappresenta circa 6 milioni di persone.

Il REI non nasce dal nulla ma è stato anticipato in fase sperimentale dal SIASostegno di Inclusione Attiva, rispetto al quale presenta alcuni miglioramenti quali ad esempio: la durata del periodo di fruizione da parte dei beneficiari (da 12 a 18 mesi); i criteri di accesso (la soglia di reddito sale da 3.000 a 6.000 euro); l’estensione progressiva a tutte le persone/famiglie in povertà assoluta; l’importo della cifra stanziata per sostenere la misura varata. Ancora una volta, il seminario di Caritas Italiana ha sottolineato come il valore aggiunto del REI sia costituito dalla integrazione tra aspetto economico e accompagnamento sociale delle persone/famiglie che, attraverso progetti personalizzati, devono (pena impossibilità di richiedere il prolungamento del reddito) essere messe in grado di avviarsi alla autonomia.

Per questo diventa indispensabile una stretta collaborazione tra istituzioni – Comuni, Regione, INPS – ed enti di carità e solidarietà sociale presenti nei territori. Per questo sarà essenziale dar vita a livello locale ad un coordinamento che rappresenti l’Alleanza da tempo attiva a livello nazionale, per non procedere in maniera isolata e disporre, invece, di una “forza” capace di relazione costruttiva e continuativa con gli enti pubblici che devono garantire l’attuazione del REI. È un aspetto determinante soprattutto in relazione ai progetti personalizzati che costituiscono il vero salto di qualità della misura adottata. Passare dalla semplice erogazione di denaro a percorsi d’inclusione è in buona sostanza il vero obiettivo del REI. Si sta profilando un metodo e uno stile che abbiamo sempre seguito: passare dalla mera (anche se necessaria) assistenza allo “stare con”, al condividere, all’accompagnare. All’inclusione, appunto.

Siamo ad un primo passo verso una più significativa uguaglianza di fronte alla disuguaglianza sempre in crescita. È molto importante evidenziare che il risultato raggiunto con l’istituzione del REI è frutto di un percorso dal basso, voluto da coloro che ogni giorno operano per le fasce più deboli della società e non è una legge creata a tavolino dai soliti esperti spesso lontani dalla realtà e con in mano un po’ di dati. Per questo oggi è più che mai importante sostenere l’attuazione del REI sia operativamente (attraverso la rete delle associazioni già attive sul fronte del sostegno dei poveri e dei disagiati) sia a livello di consenso, chiedendo coerenza alle istituzioni e garanzia di impegno sul contrasto alla povertà a coloro che si candidano per il futuro governo: al di là di promesse e proclami, saranno chiamati ad occuparsi “anche” degli oltre 4 milioni di persone in povertà assoluta.