di Daniele Di Pompeo

Venerdì 23 giugno scorso, alla Casa della Giovane in piazza Santa Sabina, la cooperativa sociale Il Melograno e la Fondazione Auxilium hanno presentato il libro Alle frontiere della 180. Storie di migrazione e psichiatria pubblica in Italia di Davide Bruno (Il Pensiero Scientifico Editore, 2017), psichiatra della ASL di Lecco.

Non è un’attività comune utilizzare gli spazi dove Auxilium e Melograno operano quotidianamente, per parlare di lavoro sociale, ma se ne sentiva l’esigenza in un periodo in cui è fin troppo facile e strumentale lamentarsi del terzo settore. E si è deciso di farlo presentando un libro che parla dell’approccio “basagliano” applicato alla “cura della sofferenza dei pazienti venuti da altrove”, che prevede l’apertura, la fiducia, la conoscenza reciproca, ai movimenti di persone che stanno segnando i tempi in cui viviamo. L’autore, anch’egli “migrante”, visto che è andato a lavorare a Lecco partendo da Genova e passando per la Sorbona, ha deciso di raccontare come il disprezzo, lo stigma che coglie le persone costrette a muoversi per il mondo oggi, possa essere combattuto con gli strumenti dati dalla Legge 180 – la “Legge Basaglia”, appunto – che volle ricordare innanzitutto l’essenza umana di coloro che erano classificati semplicemente come diversi, minorati, spazzatura. Nella sua professione, Davide Bruno si è spesso trovato a dover affrontare i problemi psichiatrici di chi veniva da lontano, e ha sperimentato sulla sua pelle come non ci possa essere approccio clinico senza aver prima cercato la comprensione, la sintonia con le strane cose che si sentiva raccontare, ma che magari rappresentavano la quotidianità delle vite dei suoi pazienti nel loro paese di provenienza.

A fare da contrappunto agli interventi di Davide Bruno, Giulia d’Arrigo, operatrice della cooperativa sociale Il Melograno per il programma SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), all’interno delle strutture Auxilium: Giulia ha raccontato alcune istantanee della vita quotidiana dell’accoglienza di questi mesi nella nostra città. Ed è stato chiaro che accoglienza non può essere solo sostentamento ma innanzitutto volontà di capire e comprendere, utilizzando queste parole anche nel senso più letterale di “far entrare” dentro. Perché se è vero, e poco ricordato, che la maggior parte dei migranti vuole solo passare nel nostro paese per giungere a una meta lontana, nessuno può essere indifferente alla fatica, allo slancio, insomma all’energia vitale che ogni movimento umano porta con sé.