di Luigi Borgiani, direttore

Ad inizio anno ci si domanda che anno sarà, cosa succederà, si fanno progetti e previsioni. In Auxilium non siamo da meno. Il nuovo calendario si è presto riempito di impegni e scadenze. Ci si confronta, si valutano nuovi spunti, nuove opportunità per provare ad affiancare a quanto si è sempre fatto qualcosa che renda il nostro lavoro più significativo e più incisivo per quanto riguarda le diverse situazioni di disagio che affliggono la nostra città, il nostro paese.

Indubbiamente l’Anno giubilare della Misericordia delinea orizzonti precisi. Il primo obiettivo è quello di continuare a far bene e possibilmente meglio le opere che da sempre ci caratterizzano. Continuerà il servizio per le persone senza dimora, per quelle straniere e migranti, per le famiglie con minori, per le persone con Hiv/Aids. Continuerà la disponibilità a dar da mangiare a chi ha fame (nel 2015 la cooperativa Emmaus Genova, che cura la ristorazione sia per le nostre strutture sia per altre, ha fornito più di 350.000 pasti), a dare ospitalità a chi è senza un alloggio, e così via… Si stanno mettendo a punto alcuni progetti di integrazione e di riqualificazione del territorio, che illustreremo prossimamente.

Ci sono due questioni però che “agitano” le nostre previsioni e che ci preoccupano e per le quali è necessario uno sforzo globale ancora più forte. La questione dei migranti e quella del gioco d’azzardo. Senza dimenticare la perdurante crisi occupazionale che è all’origine di molti aspetti del disagio sociale.

Per quanto riguarda i migranti/profughi, l’impegno di accoglienza e accompagnamento è stato altissimo e determinato sia da parte nostra che di altre strutture ed enti che se ne occupano. Non sono mancate e non mancano difficoltà legate soprattutto alla disponibilità di spazi e di opportunità di inserimento. Ma stiamo lavorando, con altri e in particolare con il Tavolo (diocesano) Giustizia e Solidarietà, per avviare una campagna, lanciata da Caritas Italiana, Fondazione Missio e Focsiv, che ha per tema “Il diritto di rimanere nella propria terra”. Spesso, infatti, abbiamo dichiarato di voler operare non solo per accogliere chi fugge ma anche perché siano migliorate le condizioni di vita nei paesi dai quali si fugge. E favorire quindi la permanenza. Nasce ora l’occasione per fare qualcosa in questo senso.

La seconda questione inquietante, quella del gioco d’azzardo, è tipica della nostra terra che, pur nel perenne travaglio della crisi economica e di tanti altri problemi, vuole almeno uno spazio di eccellenza e si sta impegnando per essere un paese all’avanguardia, al vertice della piramide del gioco d’azzardo. Nel 2015 il mercato dell’azzardo è cresciuto, e non di pocoAlla fine dell’anno gli italiani hanno speso 88 miliardi contro gli 84,5 del 2014, ritornando così, dopo due anni di calo, alla cifra record del 2012 quando si giunse a 88,5 miliardi. Anno record dopo una crescita impressionante (basti ricordare che nel 2000 si era ad appena 14 miliardi) e senza paragoni in Europa. In Spagna, ad esempio, si spendono “solo” 24 miliardi. Per “azzardopoli” non c’è crisi. La recentissima (14 gennaio) operazione delle forze dell’ordine (che ringraziamo per il loro impegno a servizio dei cittadini) ha messo ancora una volta in evidenza non solo l’aumento della “spesa” ma lo spropositato guadagno di chi gestisce il gioco illegale (magari mascherato da paraventi legali) eludendo i sistemi di controllo e non versando allo Stato le percentuali previste e dovute. Sappiamo bene che là dove la legge consente, permette, tollera, lo sconfinamento dell’illegale trova spazi preziosi. Ci allarmano i dati: dietro alle cifre del denaro crescono le cifre di quanti (più o meno consciamente sfruttati) cadono nella illusoria rete dell’azzardo. Sappiamo anche che sono state stanziate risorse per curare le ludopatie: ma è davvero patologicouno Stato che da un lato permette il gioco e dall’altra è disposto a curare chi se ne ammala!!!! Di fronte a previsioni sfavorevoli ancora una volta lanciamo un grido di allerta: un appello perché almeno nelle nostre case e nei nostri luoghi si contrasti il fenomeno con una decisa azione educativa/preventiva.

Educare ed abitare. Due dei verbi “ruminati” al Convegno Ecclesiale di Firenze a metà del decennio dedicato all’educazione ci invitano da un lato a moltiplicare l’impegno formativo (e informativo) a tutti i livelli, dovunque sia possibile, interagendo con chi può dare un contributo; dall’altro ad abitare/presidiare i luoghi della vita quotidiana. Stare, vivere e condividere, animare una presenza attiva e creativa capace non solo di ascoltare o sovvenire ma anche di farsi promotrice di nuovi modi di vivere la città, di contrastare gli elementi di degrado, di illegalità, di emarginazione. Creare punti di riferimento, di relazione, di denuncia dove imparare cittadinanza e capacità politica. Il fenomeno del gioco d’azzardo richiede questo impegno.

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