passaggio in nigeria

di Luigi Borgiani, direttore

Inequità: un termine che ci ha regalato papa Francesco.

Lo abbiamo trovato per la prima volta nell’esortazione Evangelii gaudium laddove il Papa scrive: “La gioia di vivere frequentemente si spegne, crescono la mancanza di rispetto e la violenza, l’inequità diventa sempre più evidente” (EG 52). “No ad un’economia dell’esclusione e della inequità” (EG 53). “Ma fino a quando non si eliminano l’esclusione e l’inequità nella società e tra i diversi popoli sarà impossibile sradicare la violenza. Si accusano della violenza i poveri e le popolazioni più povere ma, senza uguaglianza di opportunità, le diverse forme di aggressione e di guerra troveranno un terreno fertile che prima o poi provocherà l’esplosione. (…) Ciò non accade soltanto perché l’inequità provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi dal sistema, bensì perché il sistema sociale ed economico è ingiusto alla radice”(EG 59).

Lo ritroviamo nell’enciclica Laudato si: “L’inequità non colpisce solo gli individui ma Paesi interi e obbliga a pensare ad un’etica delle relazioni internazionali” (LS 51). “Nelle condizioni attuali della società mondiale, dove si riscontrano tante inequità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali, il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri” (LS 158). “Per questo, possiamo essere testimoni muti di gravissime inequità quando si pretende di ottenere importanti benefici facendo pagare al resto dell’umanità, presente e futura, gli altissimi costi del degrado ambientale” (LS 36).

Questo termine mi è tornato in mente ascoltando l’ottimo Beniamino Franceschini (Il Caffè Geopolitico), Lunedì 16 Maggio scorso a Casa della Giovane, nel secondo degli incontri dedicati all’approfondimento delle realtà di alcuni paesi di origine delle persone profughe (vedi “Conoscere, comprendere e sostenere: il volontariato a confronto con le migrazioni”). Descrivendo la storia e la situazione attuale della Nigeria, Franceschini ha ricordato che una delle cause (forse o senza forse la più pesante) di squilibri e povertà in quel paese è l’iniqua distribuzione di risorse e ricchezze. Questo vale per la Nigeria ma penso possa valere anche per gli altri paesi da cui fuggono i disperati e per il nostro stesso paese che in fatto di diseguaglianze non è da meno.

Prendiamo atto della realtà. La notevole partecipazione agli incontri citati è segno di un voler conoscere, di non accontentarsi di fare qualcosa (vedi accoglienza) per i migranti (e non solo). Riprendendo quanto scritto dal Papa non vogliamo “essere testimoni muti di gravissime inequità”.

Ad un anno dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, vale la pena rinnovare l’invito alla lettura di questo testo che non può lasciarci tranquilli, che richiama la nostra responsabilità di cittadini credenti. Di fronte alle inequità persistenti, alimentate da indifferenza politica e sociale, da corruzione e da un sistema economico viziato e basato sul falso mito del progresso inarrestabile e insostenibile, non vogliamo “essere testimoni muti di gravissime inequità”. C’è tempo per recuperare, per scuotere la fiducia e la speranza assopite. Non mancano le opportunità, forse occorre ripulire le lenti per guardare meglio in faccia la realtà e liberare la buona volontà.

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