Lo scorso 7 Ottobre l’ATS Persone Senza Dimora – di cui fanno parte con altri la Fondazione Auxilium (ente capofila) e la coop. soc. Il Melograno – è stata audita presso la Commissione Consiliare sul Welfare del Comune di Genova, alla presenza dell’Assessore ai Servizi Sociali, Francesca Fassio. Al centro il confronto sugli interventi e i servizi che la città esprime, tra ente pubblico e terzo settore, a favore delle persone in stato di povertà ed emarginazione. Riportiamo di seguito l’intervento di Gigi Borgiani, direttore Auxilium. Sul sito del Comune sono disponibili le tracce audio di tutti gli interventi.

di Gigi Borgiani
Quello delle persone senza dimora non è un problema ma è un pezzo della nostra città. Una città che si è dimostrata forte, solidale, generosa, attenta all’altro non può essere la città che non si prende a cuore il presente ed il futuro di tutti e non presta attenzione anche alle realtà più critiche e fragili che riguardano tutti: cittadini, istituzioni, associazioni. È la città tutta che deve trovare risposte condivise alla complessità delle questioni ordinarie e straordinarie.

Per questo credo sia significativo un richiamo ad Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto dai governi membri dell’ONU nel Settembre del 2015 comprende 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. Tra questi, l’Obiettivo 11 recita: “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”. Uno dei target dell’Obiettivo 11 chiede, entro il 2030, di garantire a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri, convenienti e ai servizi di base e di riqualificare i quartieri poveri. Il recentissimo Rapporto Asvis 2019 mette in evidenza che, per quanto riguarda l’Obiettivo 1 – che prevede la fine di ogni forma di povertà – i valori di misurazione registrano un netto peggioramento e pesa la crescita del numero degli individui in povertà assoluta. Anche per l’Obiettivo 11 le cose non vanno molto bene.

Cito “Agenda 2030” perché non si tratta di una mera questione ambientalista ma di un processo integrato composto da elementi ambientali ma anche economici e soprattutto sociali. Perché, se non ci impegniamo seriamente a costruire società e città coese e corresponsabili, sarà difficile ottenere risultati anche in campo ambientale ed economico. L’impegno nostro e degli altri enti e associazioni che costituiscono l’attuale ATS ha sempre guardato ad una città capace di includere, capace di integrare e che non si limita ad opere assistenzialiste. Il nostro è sempre stato un servizio da persona a persona. Il termine “inclusione” per noi è quotidianamente declinato dai verbi “ascoltare, accogliere e accompagnare.

Il numero crescente delle persone che si rivolgono a noi ci aiuta a capire che, se non ci si impegna a reinserire le persone fragili in una normalità di vita, se accanto all’accoglienza non inseriamo l’accompagnamento all’autonomia, prima o poi anche il sistema emergenziale salta. Possiamo moltiplicare dormitori e mense ma non saranno sufficienti, a meno di non ghettizzare e di escludere. Se le persone che bussano alle nostre porte lo fanno per mancanza di lavoro, dobbiamo aprire le porte al lavoro. Se bussano perché strette dalla morsa del gioco d’azzardo, dobbiamo chiudere le porte dei centri di gioco. Sono solo due esempi per dire dell’urgenza non di distribuire servizi ma di integrare sempre meglio e sempre di più tutte le componenti della città: amministrazione, enti, cittadini.

Occorre creare luoghi di incontro e di dialogo per cercare insieme il meglio possibile e non inseguire sempre emergenze senza fine. Se non perseguiamo le cause andremo poco lontano. Se non stringiamo patti condivisi ci vedremo sempre costretti dalle emergenze, da situazioni “fastidiose” che possono essere eliminate solo con una pazienza dialogante, integrata e costruttiva. La povertà non è una malattia; non è una piaga sociale, non è un fenomeno inevitabile. Occorre un cambio di rotta. Il faticoso cammino dell’ATS dimostra che insieme si può; che le differenze possono essere armonizzate; che se si condivide si riesce anche ad ottimizzare le risorse. Si dice sempre di questi giorni che la città ha reagito con dignità e impegno globale alla vicenda del Ponte Morandi. Questo testimonia che, attraverso una seria e serena condivisione delle questioni, è possibile costruire una città sostenibile dove ci sia spazio e vita per tutti, nessuno escluso.

Ci sono dati che parlano chiaro, li conosciamo; non è questa la sede per esaminarli. Ci sono servizi che sono realtà a volte silenziose, ma vive ed efficaci. Dovremmo tener conto di queste, farle conoscere, migliorarle. Ma questo è possibile solo insieme. Come ATS confermiamo la più ampia disponibilità al dialogo e al confronto perché nessuno si senta escluso; perché la città diventi un simbolo di corresponsabilità, di condivisione, di reciprocità, di prosperità per tutti. Per questo chiediamo in particolare all’Amministrazione di favorire al massimo e dar vita a tutti quegli strumenti per realizzare quanto espresso e atteso, anche e soprattutto dalle persone e dalle famiglie più fragili.