di Gigi Borgiani
Direttore

Iniziamo il nuovo anno all’insegna delle parole di Papa Francesco e di quelle dell’Arcivescovo Card. A. Bagnasco nel discorso per il Te Deum di fine anno.

L’invito è a camminare nella speranza. Un invito che non è un semplice “speriamo che le cose vadano meglio” ma un ritornare alle radici del nostro essere, del nostro essere cristiani per essere “nuovi” nel tempo che passa, che cambia. È il Signore che abbiamo celebrato veniente nel Natale che rinnova, che invita a guardare cieli nuovi e terra nuova non certo con un atteggiamento da sguardo all’insù ma con la mente rivolta alle cose del cielo per aiutare la terra e l’uomo a guardare il cielo. Agli auguri per un anno migliore dobbiamo affiancare l’impegno a migliorare in un incrocio di sguardi: a Gesù, al passato, al futuro.

Le sottolineature dell’Arcivescovo che abbiamo ascoltato in occasione del canto del Te Deum fanno riflettere: i dati del servizio alle persone nel disagio, la fragilità psicologica che rende più difficile un progetto di promozione sociale delle persone, la piaga dell’usura che cresce, “la piovra del gioco d’azzardo che continua ad espandersi e avvelena il modo di pensare e di vivere, creando illusioni, delusioni e tragedie a tutte le età”; la mancanza di lavoro, l’assenza di Dio nella storia. Questo ed altro non per perdere la pazienza, ma per aprire un cammino di speranza, per offrire Dio a un mondo spaesato che spesso cerca di mascherare la tristezza in modo rumoroso.

Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni. Infatti, non si può giungere veramente alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e donne che cercano la verità al di là delle ideologie e delle opinioni diverse” (Papa Francesco, Messaggio per la 53° Giornata Mondiale della Pace). Un cammino per i “discepoli di Cristo”. L’appellativo “discepoli” è identitario: non limita la disponibilità a fare qualcosa ma ad essere “qualcuno” capace di dire parole nuove con fatti costanti.

Sappiamo che né a livello politico né a quello sociale è sufficiente la buona volontà: sono necessarie competenze specifiche e responsabilità” (Card. Bagnasco). E la responsabilità non si può realizzare ad ore ma richiede una attivazione permanente.

Speranza e responsabilità sono le parole per il nuovo anno. La memoria di questi ultimi anni ci spinge non a rimuovere ma a farci carico delle cose che contrastano con la nostra visione della vita e della storia, non perché spinti da istinto sociale ma perché sostenuti dalla fede.

Il cammino della speranza e della responsabilità passa attraverso la solitudine delle persone fragili, fastidiose ed escluse e quella del consumatore globale, del benestante indifferente e di chi si costruisce idoli provvisori. Nei prossimi mesi ci troveremo, come sempre, a fare i conti con ascolti, accoglienze, ospitalità, accompagnamenti, con realtà sempre più diseguali e bisognose. Ma lo sguardo sul passato apre alla fiducia. Le relazioni, ogni tipo di relazione che abbiamo avviato, richiedono prospettive ampie e concrete.

La pronta ed esauriente risposta per rinnovare gli armadi nelle stanze in cui ospitiamo al Monastero è segno di attenzione e di volontà di coinvolgimento ed è un piccolo esempio di come con un semplice scambio di parole si può fare molto, con poco. Le ragazze accolte nel progetto “Tratta”rinascono” di giorno in giorno; le prime accoglienze di donne vittime di violenza aprono vie di speranza; il laboratorio teatrale integra studenti ed ospiti.

La speranza passa attraverso il moltiplicarsi di gesti semplici: gesti piccoli che diventano “il modo nuovo di abitare la casa comune e di favorire il bene comune dell’intera famiglia umana” (Francesco). “Nessuno può stare alla finestra a guardare e a giudicare passivamente” (Card. Bagnasco).

Siamo consapevoli dei doveri che abbiamo nei confronti degli altri, specie verso tutte quelle solitudini che aprono la strada al disagio, alle diseguaglianze. Il nostro impegno sarà legato alle cose di sempre cercando di fare dell’ordinario il nostro obiettivo, con una particolare attenzione all’emergenza abitativa, alle opportunità di occupazione del tempo, al creare spazi di educazione, di confronto, di pensiero, dove alimentare quel “dovere morale” alla base di scelte e comportamenti responsabili di tutti e ciascuno.

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Foto: Photo by Jan Tinneberg on Unsplash