Lunedì 27 Gennaio 2020, ore 17.45, a Casa della Giovane (Piazza S. Sabina 4, vicino a Piazza della Nunziata), Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dei processi migratori e Politiche migratorie all’Università degli Studi di Milano, presenta il suo nuovo libro “Famiglie Nonostante – Come gli affetti sfidano i confini” (Il Mulino, 2019).
La presentazione è promossa dal Centro Studi Medì – Migrazioni nel Mediterraneo (di cui Ambrosini è responsabile scientifico), dal Tavolo Giustizia e Solidarietà Genova e dalla Fondazione Auxilium. A tema, le famiglie immigrate e le dinamiche che le investono nel rapporto con le nostre società ospitanti. Ne parleranno con l’Autore Valeria Ottonelli ed Emanuela Abbatecola, dell’Università di Genova. L’ingresso è libero.
“Oggi le famiglie immigrate – spiega Ambrosini – si vengono a trovare in una posizione centrale nel dibattito europeo su immigrazione, integrazione e multiculturalismo. Da un lato il rispetto dei diritti umani, nel quadro delle legislazioni nazionali, obbliga i governi democratici all’apertura nei confronti dell’arrivo dei familiari delle persone immigrate; dall’altro la paura di sopportare costi sociali aggiuntivi pone e spesso inasprisce vincoli che limitano per gli stranieri provenienti da paesi poveri la possibilità di beneficiare del diritto alla vita familiare: vincoli di anzianità di residenza, di reddito, di requisiti abitativi, di età per i figli, di grado di parentela per altri congiunti. Si registra una sorta di doppiopesismo in fatto di famiglia: malgrado molti governi e forze politiche proclamino ad alta voce il valore della famiglia, quando si tratta di famiglie immigrate la loro voce si affievolisce o cambia di tono. Alle famiglie immigrate non viene riconosciuto il valore sociale attribuito alle famiglie native. Anzi, le famiglie immigrate possono essere temute e attaccate come protagoniste della cosiddetta ‘sostituzione etnica’ della popolazione autoctona. Nei fatti, la vita familiare dei migranti, con un componente che emigra ed il resto della famiglia che rimane nel paese di origine o lo raggiunge in un secondo tempo, si presenta come un percorso complesso e accidentato, fatto di separazioni e di ritrovamenti, di nostalgie e di legami, di ostacoli imprevisti, di ritorni indietro, di nuove partenze. Il ricongiungimento è lo sbocco di molti percorsi ma è anche un processo irto di ostacoli giuridici, economici e psicologici. Spesso, anziché rappresentare il lieto fine di una storia di sofferenza e di perseveranza, è un nuovo inizio, con tutte le incognite e i rischi che ne derivano. I tempi sono comunque lunghi, richiedono in genere diversi anni, con ripercussioni sul rapporto con i figli e sulla possibilità di ricostruire confidenza e intimità. In questo quadro, politiche liberali in materia familiare sarebbero non solo coerenti con la tutela dei diritti umani, e in special modo di quelli delle persone minorenni, ma anche produttive di maggior coesione sociale per le società riceventi. Mantenere le persone nella solitudine e nella lontananza dagli affetti può forse far risparmiare qualche soldo nel breve termine sotto il profilo dei conti pubblici, ma ne mina l’integrità psico-sociale e alla lunga produce effetti deleteri. Vivere in un contesto familiare riduce i rischi di caduta nella devianza, così come altri comportamenti socialmente riprovati. Ritardare l’arrivo dei figli che i genitori desiderano ricongiungere ne compromette i percorsi educativi e l’integrazione futura. L’integrazione però non sempre avviene spontaneamente: occorrono investimenti consapevoli, per esempio nell’insegnamento e nell’apprendimento della lingua italiana.”
“Siamo molto contenti per la presentazione di questo libro – commenta Gigi Borgiani, direttore di Auxilium e coordinatore del Tavolo Giustizia e Solidarietà – per il tema, insito nell’impegno quotidiano dei nostri enti, e per la qualità dell’Autore e di chi ne discuterà con lui, espressione dell’Università di Genova. Siamo soddisfatti anche del fatto che Casa della Giovane stia diventando sempre più spazio di incontro sul piano educativo e culturale, grazie alla collaborazione con l’Università e con altri enti come il Centro Studi Medì: è uno sforzo comune molto rilevante, ma siamo convinti che per promuovere davvero un cambiamento sociale reale, a partire da una presa in carico della povertà, occorra investire sulla cultura, sull’educazione, sul nostro sentirci comunità”.
(articolo comparso su Il Cittadino Il Settimanale Cattolico di Genova – nr. 2/2020)