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Per gentile concessione de Il Secolo XIX pubblichiamo l’articolo comparso il 29 Marzo scorso, a firma di Mons. Nicolò AnselmiVescovo Ausiliare della Diocesi di Genova, le cui riflessioni scaturiscono dall’esperienza di volontariato nel dormitorio Auxilium in Casetta, per l’Emergenza Freddo.

di Mons. Nicolò Anselmi 

Ho trascorso la notte fra la Pasqua e il Lunedì dell’Angelo in un dormitorio di prima accogilenza per persone senza fissa dimora; gli ospiti erano per lo più stranieri, maghrebini e dell’Africa subsahariana, immigrati provenienti da paesi in guerra, clandestini, italiani che avevano perso il lavoro, rumeni e slavi in cerca di migliori condizioni di vita, persone che vivono abitualmente per strada ma erano infreddolite per la pioggia e il vento. Purtroppo per quattro giovani non c’era più posto e il responsabile del dormitorio li ha dovuti indirizzare altrove; fra le persone accolte c’erano anche due donne: una di loro, verso mezzanotte, ha deciso di andare al Pronto Soccorso.

I Vangeli raccontano che la notte fra la Pasqua e il lunedì di duemila anni fa, Gesù entrò a porte chiuse nel luogo dove si nascondevano gli Apostoli e, in assenza di Tommaso e Giuda, disse le prime parole da risorto: “Pace a voi”; dopo aver donato la pace Gesù continuò affidando agli apostoli il compito di perdonare i peccati, di ridare vita e speranza, amore e misericordia a chi ha sbagliato ed è pentito dei propri errori.

Prima di prendere sonno, fra una preghiera e l’altra, ho pensato che la realtà di quel dormitorio potrebbe rappresentare il fallimento del progetto di pace, di amore, di misericordia, di perdono voluto da Gesù; la guerra, l’egoismo, l’indifferenza, l’ingiustizia sociale e razziale, la rabbia sembrano aver vinto.

Verrebbe da chiedersi dov’è Dio?

Nei giorni scorsi sono rimasto colpito dalla lucidità intellettuale degli articoli di Ferdinando Boero e Franco Cardini comparsi rispettivamente su Il Secolo XIX del 26 e 27 marzo.

Nel primo il professor Boero, da scienziato onesto, affermava che la vita non è un possesso dell’umanità, che l’uomo non riesce a dare la vita a ciò che non è già vivo, che l’origine della vita non è nelle nostre mani; nel secondo articolo mi ha sorpreso il rigore scientifico con cui il professor Cardini affermava la storicità affidabile dell’evento storico della Resurrezione di Gesù di Nazareth.

Ambedue i ragionamenti conducevano il lettore fino alle soglie della Fede, alla affermazione dell’esistenza di Dio, senza obbligarlo a varcarla; la lettura dei due articoli ha rafforzato in me la convinzione che per qualcuno è possibile, senza essere in contrasto con la scienza e la storia, affermare che Dio c’è e si è reso visibile in Gesù di Nazareth.

A questo punto, se Dio c’è, per capire qualcosa dell’efficacia della sua azione nel mondo, credo sia necessario considerare un fattore spesso poco considerato negli ambienti religiosi e totalmente dimenticato negli ambiti scientifici e storici; la Bibbia, nelle sue primissime pagine, parla del diavolo ed il Vangelo stesso, nei racconti decisivi della vita di Gesù, descrive la presenza del Maligno.

L’insegnamento tradizionale cattolico non ha dubbi: il diavolo è già stato sconfitto; in tutte le chiese del mondo la notte di Pasqua il sacerdote chiede a se stesso e a tutti i fedeli di rinunciare a Satana, a tutte le sue opere, a tutte le sue seduzioni.

Il maligno inganna gli uomini facendo leva sul loro amor proprio, il loro orgoglio, il loro narcisismo, la loro superbia; il diavolo odia l’umiltà, è infastidito dalla capacità di chiedere scusa, di perdonare, di rivedere le proprie posizioni, di ammettere i propri errori e ritornare sui propri passi.

A causa del diavolo la pace, l’amore, la fraternità, l’unità, l’accoglienza, la giustizia, la verità faticano ad emergere; molti uomini e donne fra cui io, sono quotidianamente costretti a lottare, ad essere vigilanti e spesso vengono ingannati e cadono nelle trappole dell’egoismo, della superbia, della superficialità, della divisione; per questo motivo ricorro frequentemente al Sacramento della misericordia e della confessione che rinnova e dell’Eucarestia che nutre e dà forza.

Non dobbiamo temere; la civiltà dell’Amore trionferà, siamone certi, sofferenti ma felici.