di Luigi Borgiani, direttore

Non alzare muri ma abbassare le difese, anche a casa nostra. È nota a tutti (si spera) l’affermazione che Papa Francesco ha reso ai giornalisti sul viaggio aereo di ritorno dal Messico: “Alzare i muri non è cristiano!” Per cercare di arrestare un fenomeno vecchio come il mondo (quello delle migrazioni) anche se oggi accentuato da situazioni di necessità e di guerra molto pesanti, invece di ricercare soluzioni più efficaci e più eque e più sensate gli Stati si barricano, alzano i muri e i cittadini si adeguano alzando i muri dell’indifferenza e di una paura ingiustificata senza peraltro impegnarsi per favorire le soluzioni di cui sopra.

Sarebbe più semplice (basterebbe volerlo) eliminare seriamente le cause che costringono milioni di persone a migrare. Certo, semplice per modo di dire ma se davvero ci fosse una autorità mondiale (vedi anche i riferimenti a questo proposito nelle encicliche Laudato si’ e Caritas in veritate) che sollecitasse gli Stati a soluzioni diplomatiche laddove ci sono guerre (ma si arresterebbe il traffico di armi!!!) o a “custodire e coltivare la terra, invece di speculare e sfruttare, rendendo possibile una vita dignitosa nei paesi di fuga… forse un freno alle migrazioni si potrebbe mettere.

Come già accennato nelle “Note” precedenti, Caritas insieme ad altri organismi, in accordo con la CEI, ha avviato la campagna “Il diritto di rimanere nella propria terra”. Anche a Genova – attraverso il Tavolo Diocesano Giustizia e Solidarietà – si sta preparando un percorso di informazione e sensibilizzazione sul fenomeno delle migrazioni, sulle cause, sulla loro corretta interpretazione e sulle possibili, reali opportunità per permettere almeno ad alcuni di restare nella propria terra. Non sarà un percorso facile anche perché anche nelle nostre cosiddette comunità cristiane spesso circolano pensieri ed affermazioni di contrarietà verso i profughi seguendo, più che la voce del Vangelo, le logiche di certa informazione e di chi alza la voce sollevando paure. È facile parlare della misericordia e delle opere ad essa legate ma non è altrettanto facile passare al concreto quando si tratta di ospitare lo straniero! Anche nel nostro piccolo mondo cittadino si alzano muri, ci si difende, si ha paura, ci si nasconde dietro al sentito dire lasciando che siano altri ad occuparsi della questione.

Occorre quindi alzare l’attenzione, non cedere alla superficialità e alla indifferenza e mettersi a disposizione, nello spirito della misericordia, perché la questione dei profughi, così come altre realtà che hanno bisogno di cura, possa trovare segni di comprensione e di condivisione. Conosciamo nomi, cognomi, indirizzi di chi si prodiga per le persone più poveri e disagiate: bisogna solo decidersi a dare una mano! Non accontentiamoci di ascoltare le parole del Vangelo senza metterle davvero in pratica!

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