di Gigi Borgiani
direttore

Il  13 marzo sono ricorsi i quattro anni di pontificato di Papa Francesco. Sono già trascorsi 4 anni. Eppure sembra ieri quando con sorpresa e stupore abbiamo accolto il Papa argentino arrivato “dalla fine del mondo”. Non tocca a noi fare bilanci o elencare ricordi. Il tempo favorevole della Quaresima in cui cade questa ricorrenza interpella ognuno di noi e invita a riflettere su cosa è cambiato in noi da quando lo Spirito ci ha donato Papa Francesco. Già, perché i suoi gesti inconsueti e le sue parole molto spesso fuori dagli schemi cui eravamo abituati hanno toccato tutti. Nel mondo che cambia è arrivato qualcuno che sollecita a cambiare se si vuole cambiare. Ma davvero si vuole cambiare? O si apporta qualche ritocco in quanto richiamati a radicalità evangelica senza però entrare in modo decisamente evangelico nella storia personale e in quella di tutti?

Dopo 4 anni, non spetta a noi chiedere: “Cosa è cambiato nella vita della Chiesa” o “A chi piace Papa Francesco” o ancora “A che punto è la riforma della curia romana”. Le nostre domande (e di conseguenza, se ci sono, le risposte) sono piuttosto: abbiamo ascoltato il grido dei poveri? Ci siamo spesi per l’altro? Siamo uomini e donne di relazione? In che modo partecipiamo alla missione della Chiesa? Ci prendiamo cura della casa comune? A che punto è il nostro incontro quotidiano con il Signore? Sono domande che derivano dai tanti interventi di Francesco e in particolare dall’esortazione Evangelii gaudium e dall’enciclica Laudato si’. L’ultimo anno di pontificato sarà ricordato prima di tutto per il Giubileo straordinario della misericordia: quanto ha inciso sui nostri comportamenti?

A Genova c’è fermento per la visita di Papa Francesco (27 maggio). Sappiamo che Francesco non ama i momenti celebrativi. Credo che il modo migliore per accoglierlo sia quello di donare mani e cuore alle sue parole e ai suoi insegnamenti. Certo, non è facile trovare le forme per comunicargli i nostri propositi e i nostri impegni ma siamo certi che esiste una “comunione” attraverso la quale passa la gioia del Vangelo e passano i gesti che quotidianamente compiamo, soprattutto quelli posti a favore delle persone che accogliamo e “serviamo” nei nostri centri.