di Luigi Borgiani, direttore

Il tema della cura della casa comune trattato da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ apre a prospettive di riflessione e di impegno. Se consideriamo la terra come una “casa comune” da custodire e coltivare, allora dobbiamo considerare “la casa” propriamente intesa come luogo primario di vita. Tra i piccoli gesti che il Papa indica, come vie per un mondo più giusto e vivibile, vi è infatti la cura “per gli spazi in cui si svolge l’esistenza delle persone” e tra questi spazi non possiamo non pensare alla casa: “La mancanza di alloggi è grave in molte parti del mondo, tanto nelle zone rurali quanto nelle grandi città, anche perché i bilanci statali di solito coprono solo una piccola parte della domanda. Non soltanto i poveri, ma una gran parte della società incontra serie difficoltà ad avere una casa propria. La proprietà della casa ha molta importanza per la dignità delle persone e per lo sviluppo delle famiglie. Si tratta di una questione centrale dell’ecologia umana” (Ls 152).

Sappiamo bene che la questione alloggiativa è grave anche nel nostro paese, nella nostra città. I dati ci dicono che in Italia ci sono almeno 50.000 persone senza dimora (vedi ultima indagine su www.fiopsd.org). Siamo anche consapevoli che non basta offrire un luogo in cui dormire, mangiare, proteggersi dal cattivo tempo. Non possiamo neppure continuare delegare. Il Papa scrive molto chiaramente che “ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie”: anche la questione abitativa si potrà risolvere con il concorso di coloro che, cambiando “atteggiamento del cuore”, troveranno le motivazioni per prendersi cura anche di chi non ha casa.

Dove troviamo queste motivazioni? Innanzitutto nei valori che professiamo in quanto credenti. Papa Francesco parla di “conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana” (Ls 217).

E ancora: “Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione… L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione: nel Pane eucaristico «la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso». Perciò l’Eucaristia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato” (Ls 236). L’imminente Congresso Eucaristico (Genova 15/18 Settembre 2016) è occasione per ritrovare motivazioni, per cambiare atteggiamento del cuore e sentirci uniti per fare nostra la cura della natura e dei poveri e, tra le tante possibilità che abbiamo, operare insieme per dare una casa dove ogni uomo possa sentirsi parte della casa comune.

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