di Luigi Borgiani, direttore

Vinci l’indifferenza e conquista la pace”. Questo è il titolo del Messaggio per la 49ª Giornata Mondiale della Pace, la terza di Papa Francesco. L’indifferenza nei confronti delle piaghe del nostro tempo è una delle cause principali della mancanza di pace nel mondo. L’indifferenza oggi è spesso legata a diverse forme di individualismo che producono isolamento, ignoranza, egoismo e, dunque, disimpegno” (Avvenire, 11/08/2015).

L’indifferenza spesso si annida anche nel cuore di coloro che dovrebbero fare la differenza di fronte alle piaghe dell’umanità. Non ultima la piaga dei migranti che sono lo specchio umano di guerre, fame, persecuzioni, violenze che naufragano appunto nel mare della indifferenza a tutti i livelli: internazionale, nazionale, locale, personale.

Come scrive il Papa nella enciclica ‘Laudato si’’, ci troviamo molto spesso immersi in un “un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilità. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche; consolidiamo un comportamento evasivo che ci serve per mantenere i nostri stili di vita, di produzione e di consumo. È il modo in cui l’essere umano si arrangia per alimentare tutti i vizi autodistruttivi: cercando di non vederli, lottando per non riconoscerli, rimandando le decisioni importanti, facendo come se nulla fosse”.

L’allarme indifferenza ricorre molto spesso nelle parole e nelle sollecitazioni del Papa. Ad esempio, già nel messaggio per la Quaresima 2015 aveva scritto: “Questa attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale, a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell’indifferenza. (…) Però succede che quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… allora il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene.”

“L’aumento delle informazioni non significa di per sé aumento di attenzione ai problemi, se non è accompagnato da una apertura delle coscienze in senso solidale; e a tal fine è indispensabile il contributo che possono dare, oltre alle famiglie, gli insegnanti, tutti i formatori, gli operatori culturali e dei media, gli intellettuali e gli artisti. L’indifferenza si può vincere solo affrontando insieme questa sfida” (Avvenire, ibidem).

L’annuncio del tema per la Giornata Mondiale della Pace avviene in questi giorni in cui il fenomeno delle migrazioni sembra aver raggiunto non solo il massimo dei numeri ma anche il culmine dell’atrocità, della violenza, della cattiveria dell’uomo, di interessi personali e di gruppi che non si fanno problema per la morte di chi vorrebbe vivere. Siamo di fronte ad una situazione intollerabile che non dovrebbe lasciarci in pace. Già: pace!

Bisogna smetterla di essere osservatori rassegnati. “La pace va conquistata: non è un bene che si ottiene senza sforzi, senza conversione, senza creatività e confronto. Si tratta di sensibilizzare, di formare al senso di responsabilità riguardo alle gravissime questioni che affliggono la famiglia umana.” (Avvenire, ibidem). Responsabilità purtroppo evanescente in quelle istituzioni nazionali e sovranazionali che dovrebbero mettere a punto strategie di vita, di uguaglianza, di dignità e non giocare a nascondino di fronte a morte, massacri,  violazioni di libertà e diritti dei popoli, fondamentalismi, corruzione, crimine organizzato, che sembra vogliano emulare tragedie del passato delle quali spesso facciamo triste memoria ma che non hanno insegnato abbastanza. Il dramma dei rifugiati e dei migranti forzati non deve limitarsi a suscitare commozione ma deve spingere ad un’azione di consapevolezza, sensibilizzazione e formazione; a creare opportunità e possibilità per combattere questi mali.

Noi, e con noi le nostre comunità, dobbiamo perseverare in quella “conversione ecologica” personale e comunitaria dalla quale dovrebbe emergere la conseguenza dell’incontro con Gesù (Laudato si’, 217). Se da questo incontro non nasce in noi, nella comunità cristiana, un senso di responsabilità, di ribellione, di impegno serio e solidale c’è da porsi qualche domanda. La pace si costruisce giorno per giorno vincendo l’indifferenza: oggi il dramma delle migrazioni è il risultato di mali che si sono accumulati negli anni di fronte ai quali non abbiamo opposto resistenza. Con cuore universale dobbiamo deciderci perché la custodia del creato non si trasformi in degrado e morte. A partire dall’incontro con Gesù possiamo fare la differenza, possiamo manifestare che si può convivere, ciascun popolo con le proprie caratteristiche; che ognuno può portare una goccia nel mare della dignità, della fraternità universale, senza calpestare ma custodendo e coltivando la vita di tutti.

L’accoglienza per cui ci stiamo prodigando non solo come Auxilium e Caritas ma anche insieme a Migrantes, alle suore Gianelline e agli altri enti presenti in città (vedi anche il servizio dedicato il 30 Agosto scorso dalla trasmissione ‘A Sua Immagine’, Rai Uno) è senza dubbio un’opera di pace. Ma il nostro impegno deve superare quel che purtroppo stiamo compiendo in condizioni di emergenza e completarsi con azioni che spingano verso soluzioni che eliminino le cause all’origine del dramma dei migranti. Non è impossibile, se si persegue una strada di sensibilizzazione e si creano sinergie, reti comunitarie capaci di amplificare il grido dei poveri. Ma da subito!