Ogni nuovo anno porta insieme a sé speranze e aspettative. Quando ci si dice “Anno nuovo, vita nuova“, l’auspicio è che il nuovo anno sia migliore di quello appena trascorso. Siamo ai buoni propositi di fine anno. Pensiamo quanto sarebbe bello se nel 2017 alcune cose fossero diverse dal solito. Facciamo il pieno di speranze, di progetti, ci ripromettiamo di riordinare la nostra vita. Dal momento che questi pensieri riguardano tutti il risultato dovrebbe essere: se tutti desiderano migliorare, l’anno nuovo sarà migliore! Purtroppo sappiamo che i buoni propositi raramente sono coronati da successo e per lo più sono destinati a restare tali. Ci accorgiamo presto che il 2 gennaio è solo il primo giorno di una nuova settimana e se non abbiamo motivazioni forti, progetti e sogni si infrangono sul muro della delusione e dei desideri. Ma i motivi per almeno provarci ci sono: è importante dare un ordine di partenza ed assumere atteggiamenti adeguatamente nuovi e sostenibili per continuare a fare le cose di sempre senza per questo abbassare il tiro né rinunciare a cambiare davvero qualcosa.
La differenza cristiana, per quanto riguarda la voglia profonda di cambiamenti in ogni persona, non si riduce alla soddisfazione di desideri superficiali, ambizioni, traguardi di tranquillità ma assume il marchio della fede e la laboriosità della misericordia. Si tratta di continuare il mistero dell’incarnazione, di fare sintesi tra interiorità e azione.
Per guardare con fiducia al nuovo anno possiamo ricordare quanto ci dice il Concilio Vaticano II con la Gaudium et spes: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia” (GS 1).
C’è quindi un motivo interiore che sostiene. È proprio il “Dio con noi”, che abbiamo adorato a Natale, che ci invita a cambiare. E se con Lui davvero qualcosa cambiasse? Conviene provarci, con la perseveranza di ogni giorno: pronti come sempre, affascinati dal modello di Gesù, “vogliamo inserirci a fondo nella società, condividiamo la vita con tutti, ascoltiamo le loro preoccupazioni, collaboriamo materialmente e spiritualmente nelle loro necessità, ci rallegriamo con coloro che sono nella gioia, piangiamo con quelli che piangono e ci impegniamo nella costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri. Ma non come un obbligo, non come un peso che ci esaurisce, ma come una scelta personale che ci riempie di gioia e ci conferisce identità” (Evangelii gaudium, 269).
Auguri di buon anno!
(foto: caritas internationalis)