di Martina Scarsi
Si è conclusa il 31 Marzo l’Emergenza Freddo in Casetta che, come ormai saprete, ci permette ogni inverno di dare ospitalità a 28 persone per notte, di cui 4 donne, per evitare loro di dormire in strada. L’Emergenza Freddo è possibile grazie al sostegno della Caritas Diocesana e di un centinaio di volontari (coordinati da Leonardo Cebrelli – Caritas) che si alternano per garantire questo servizio basilare. Dal 1 Dicembre (30 notti in più rispetto al 2014/2015) la “Casetta by night”, come la chiamiamo familiarmente, ha accolto 200 uomini e 10 donne, per un totale di 3.249 accessi; la presenza che si è maggiormente registrata riguarda gli uomini extracomunitari, mentre le donne sono per lo più italiane.
Ma come funziona l’Emergenza Freddo?
Alle 20.00 inizia la parte più delicata, l’accoglienza da parte degli operatori delle persone inserite in lista fin dal pomeriggio e, successivamente, di quelle che si presentano a chiedere un posto sul momento, nella speranza che di poter fare entrare tutti senza dover lasciare fuori nessuno. Dopo l’accoglienza gli ospiti vengono fatti salire in mensa dove possono cenare. Quindi l’operatore e i volontari in turno li accompagnano nel salone allestito per la notte, consegnano loro coperte e quanto necessario per dormire, come da routine. E’ proprio in questi momenti, però, che la persona inizia a raccontare un po’ di sé: la pesantezza della giornata, la voglia di coricarsi, l’ansia con cui ha sperato di poter trovare un posto in Casetta e di come adesso, finalmente, potrà rilassarsi.
La Casetta in Emergenza Freddo, dunque, non è mai solo un posto per dormire al caldo ma diventa luogo prezioso di scambio e relazione tra operatori, volontari ed ospiti e tra gli ospiti stessi, spesso persone molto eterogenee: accanto alla persona senza dimora italiana, infatti, hanno dormito persone richiedenti asilo con il diniego o studenti universitari di origine magrebina in attesa di poter entrare nella lista per l’alloggio della Casa dello Studente…. Chi lo desiderava, ha trovato anche un angolo dove poter pregare e uno spazio dove potersi confrontare e scambiare idee. Ogni inverno, ogni notte, la Casetta offre riparo e molto di più: diventa crocevia di uomini e donne, di culture diverse, che sanno coesistere nell’emergenza, pur tra inevitabili complessità, fatiche e sofferenze. Al giungere dell’alba, una colazione calda prima di lasciare la struttura. Un altro giorno ricomincia, fino alla prossima notte al riparo.
sull’Emergenza Freddo in Casetta leggi anche l’articolo di Mons. Anselmi, vescovo ausiliare di Genova, volontario della notte.