Oltre 150 persone hanno partecipato all’incontro del 26 ottobre con Marco Tarquinio, Cristiano Calvi e Luca Rolandi, secondo appuntamento per i 90 anni di Auxilium

 

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26 Ottobre, Sala Quadrivium, seconda tappa del percorso per i 90 anni di Auxilium e i 50 di Caritas. Dopo l’incontro con don Luigi Ciotti, un’altra occasione densa di contenuti, stimoli, prospettive per collegare un lungo passato con le sfide dell’oggi, la dimensione locale con l’orizzonte nazionale.  Ospite della serata il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, in arrivo dalla Settimana Sociale dei Cattolici di Taranto (21/24 Ottobre), alla quale questo secondo appuntamento si è raccordato fin dal titolo: “La città che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Tutto è connesso”. Con Tarquinio hanno arricchito il confronto Cristiano Calvi, amministratore delegato di Altromercato, e Luca Rolandi, giornalista, entrambi vicini alla storia della Caritas Diocesana e dell’Auxilium.

Nel pubblico, l’Arcivescovo di Genova, p. Marco Tasca, rappresentanti di enti di carità e di Terzo settore, amministratori pubblici tra cui Ilaria Cavo, Assessore alle Politiche Socio Sanitarie e al Terzo settore della Regione Liguria, e Mario Baroni, Consigliere delegato alle Politiche Sociali del Comune di Genova.

“Come sempre – ha ricordato Gigi Borgiani, direttore di Auxilium – non siamo qui per celebrarci ma per rendere ancora feconda la nostra storia. Compiere 90 anni oggi, per Auxilium, significa richiamare noi stessi e tutti a scendere nel concreto delle sfide che attraversano tutti i campi del vivere comune perché, ormai lo sappiamo, tutto è connesso e nulla si risolverà senza la nostra assunzione di responsabiltà. Significa anche vivere la città come laboratorio di nuove relazioni e di nuovi impegni, a cominciare delle nostre comunità.”

Rolandi: “Ripartiamo dalle parole di don Piero”

“Nel ritrovarci qui dobbiamo sicuramente ricordare don Piero Tubino” ha commentato Luca Rolandi, che nel 2010, insieme a Salvatore Vento, curò per le Edizioni Diabasis proprio il volume di Don Piero Tubino e don Antonio Balletto ‘Sacerdoti nella città. Esperienze di umanesimo cristiano’.

“I germogli di ciò che don Piero ha seminato nelle vite di molti di noi, nella società e nella Chiesa, si vedono non solo in Auxilium e Caritas ma in tutta la città e poi via via in l’Italia e nel mondo. Inclusione, relazione, partecipazione, centralità della persona, sono le parole che hanno guidato la sua opera e quella degli enti che ha diretto. Una storia che chiede di essere confrontata con il presente, alla luce di problematiche globali e interconnesse, sugli orizzonti tracciati dalla Laudato si’ e dagli Obiettivi dell’Agenda 2030.”

 

Calvi: “Informarsi per cambiare economia e connettere sociale e ambiente”

Tra quei germogli citati da Rolandi – persone, percorsi, cambiamenti, conversioni – c’è certamente Cristiano Calvi, tra i fondatori, 30 anni fa, de La Bottega Solidale e delle prime Botteghe del Mondo in Liguria, oggi amministratore delegato di Altromercato che, con oltre 80 organizzazioni socie, rappresenta la principale realtà di Commercio Equo e Solidale in Italia. “L’incontro con don Piero ha cambiato la mia vita e quella di tante altre persone – ha ricordato Calvi -. Grazie a lui ho fatto servizio civile e da lì via via è maturato lo stimolo a far nascere in Liguria la prima bottega solidale e la rete che ci ha collegato alle altre realtà Italiane.

Quando partimmo, credevamo solo noi nella prospettiva di un mercato diverso, ribaltato, cioè senza ingiustizie, marginalizzazioni, rispettoso dei lavoratori e della terra. Avevamo il desiderio di capire, di informarci. Ci chiedevamo ciò che oggi Auxilium ha posto al centro di questa tavola rotonda: siamo cristiani informati, consapevoli e quindi impegnati nel cambiamento? 30 anni fa, occuparsi del prezzo equo del caffè era una cosa strana per la maggior parte della società e anche della Chiesa.

Si parlava di caffè ma in gioco c’era la giustizia. Per questo ci sembrò urgente acquisire le corrette informazioni rispetto alla natura del mercato e passarle alle nostre comunità, alle parrocchie, agli ambienti di vita per dire: non siamo condannati a modelli economici che mirano al profitto! Oggi fortunatamente affrontare questi aspetti è incontrare l’attenzione e la consapevolezza di molti. Tuttavia, c’è un rischio: la maggiore sensibilità ai temi della salvaguardia del pianeta e della responsabilità sociale di impresa porta ad una loro diffusa superficialità, una banalizzazione e dispersione che li depontenzia.”

Non bastano azioni di marketing verde: “Dobbiamo essere più radicali” ha ribadito Calvi. “La responsabilità sociale riguarda tutta l’attività di una impresa, non è solo un aspetto della produzione, ma la attraversa, collega e trasforma completamente, la ribalta e si estende all’intera filiera produttiva nel rispetto dei lavoratori, dei produttori e dell’ambiente. Invece sfuggono ancora certe connessioni e si riescono a cogliere solo quando incontri davvero le persone danneggiate dai problemi di cui parliamo, primo tra tutti i cambiamenti climatici.

Quanto conta questo aspetto per i produttori locali, per i produttori in paesi lontani da noi, per i migranti climatici che sono un fenomeno in preoccupante crescita! I cambi della produzione, i prezzi dei prodotti, i salari minimi, le filiere di produzione e distribuzione, l’uso dei pesticidi e il diritto alla salute, il tipo di consumo alimentare e le risorse limitate, la cultura del consumo e gli sprechi… Nella Laudato si’ e più recentemente alla Settimana Sociale Papa Francesco ci ha ricordato che ‘non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro’.

Dobbiamo riaffermare la capacità di fare scelte personali quotidiane, sui consumi, sulle finanze, sui trasporti, sui vestiti, per citare alcuni grandi temi, a favore di imprese sociali. Dobbiamo ricordarci che votiamo anche con il portafoglio, secondo le parole dell’economista Leonardo Becchetti. Non rinunciamo ad esercitare pressione sul mondo dell’economia e delle imprese con nuova energia e a stimolare l’attivismo di molti di noi, giovani di 30 anni fa, nei giovani che oggi vogliono essere protagonisti. Non scappiamo dall’economia perché significa occuparsi del bene delle persone e fare la differenza, tenendo saldate, insieme, connesse, la parte ambientale e sociale.”

Tarquinio: “La consapevolezza cambia il mondo”

“Nella gerenza di Avvenire c’è una frase: la consapevolezza cambia il mondo” ha esordito il direttore di Avvenire. “So che Papa Francesco dice che è la misericordia ma accendere consapevolezza è una essenziale opera di misericordia. Le ingiustizie le vediamo nella loro inaccettabilità se abbiamo una dose di consapevolezza e se abbiamo uno sguardo profondo verso la realtà. Invece tutto ci spinge alla fretta, soprattutto nel ricorso all’informazione: il tempo di lettura di una notizia è di pochi minuti, quello di permanenza su un quotidiano è di un quarto d’ora e ad Avvenire siamo molto contenti perché recenti rilevazioni riportano che i nostri lettori ci leggono per almeno tre quarti d’ora.

Bisogna essere in grado di raccontare il mondo per la completezza dei processi in corso e una parte importante riguarda le comunità cristiane che non hanno cittadinanza mediatica, che guarda caso sono sempre a contatto con i poveri. Sono comunità spesso in connessione, che mettono in connessione i problemi, perché i problemi degli altri lontani si riversano da noi. Pensiamo a quel milione di poveri in più rilevato dall’ultimo Rapporto Caritas come effetto della pandemia. Pensiamo agli effetti del cambiamento climatico: ciò che accadeva a latitudini estreme ci capita in casa, con i monsoni mediterranei.”

“Usciamo dalla depressione, agiamo insieme”

“Alla Settimana Sociale di Taranto l’economista gesuita Gael Giraud ci ha ricordato che nel 2040 le scorte di acqua mondiale saranno insufficienti. Significa che una parte della popolazione mondiale dovrà spostarsi, avremo tra 600 e 800 milioni di migranti climatici; ma significa anche che nel nostro stesso paese avremo il 40% in meno di acqua disponibile per bere, cucinare, lavarci. Bisogna averne paura? Bisogna averne consapevolezza!

Nei nostri comportamenti quotidiani e in prospettiva. Sapendo quel che arriverà, cosa facciamo per prepararci? Quale misure mettiamo in campo? È una consapevolezza che si costruisce raccontando, sui media certamente, ma anche passando parola per quella parte di consapevolezza che ciascuno di noi matura. Dobbiamo uscire da quello stato di depressione in cui siamo rigettati perché non vediamo i sentieri e gli orizzonti. A questo proposito vi segnalo la petizione ‘Pianeta Sano Persone Sane’, promossa dal Movimento Laudato si’ come strumento incisivo in vista della Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Glasgow dal 31 Ottobre al 12 Novembre 2021.”

Parrocchie, comunità energetiche? I tre segnali stradali del Papa

“Tutto è connesso ma anche tutto ci riguarda, come persone e soprattutto come comunità” ha proseguito Tarquinio. ”A Taranto si è parlato di parrocchie come comunità energetiche perché ormai sappiamo che anche la Chiesa, le singole comunità parrocchiali possono e devono fare molto per la transizione energetica. In questa direzione, per la Settimana Sociale, il Papa ha sintetizzato il suo messaggio con tre segnali stradali.

Il divieto di sosta: non sostiamo nella sacrestia, non formiamo gruppi solitari, la speranza è sempre in cammino e passa attraverso comunità che si aprono e camminano. Cristo bussa alla porta sì, ma per uscire, perché l’abbiamo chiuso dentro! Questo è il rischio per ognuno di noi. Abbiamo la sensazione che mettendoci in un cantuccio ci salveremo. Ma questo i cristiani non lo hanno fatto mai. Cristo ci ha messo sulla strada a due a due, per andare a bussare ad ogni porta. Quello che il Papa ci chiede di fare è molto scomodo ma molto importante.

Poi c’è il cartello degli attraversamenti: troppe persone incrociano le nostre strade, dice il Papa, e noi non ce ne occupiamo. Infine l’obbligo di svolta: se ci attardiamo su ieri sbagliamo. Dobbiamo avere occhi forti sul presente e guardare dove vogliamo andare per il futuro. Dobbiamo guardare non solo a ciò che ci mette paura ma a ciò che ci dà speranza e che molti già operano.

Mettere insieme questa consapevolezza e tradurla in comportamenti significa cercare di vivere la città in modo diverso, come luogo di persone forti perché legate da relazioni forti. La Settimana Sociale dei Cattolici ci ha consegnato parole strategiche a questo proposito, spesso per bocca dei più giovani tra i partecipanti: alleanze, connessioni, conversioni, buone pratiche.”

“Se siamo minoranza, siamo però una minoranza creativa”

“La nostra fede questo ci indica, ci dà una direzione di marcia e i cristiani lo hanno sempre fatto anche in minoranza e anche in società che non sono cristiane. Dobbiamo essere minoranze creative, come afferma Papa Benedetto XVI. Dobbiamo tornare ad essere buoni, dobbiamo dire semplicemente questo, essere buoni e pazienza se ci accusano di buonismo. La verità è che, se non siamo buoni, siamo cattivi e ingiusti.

Perché ciò accada servono regole condivise che costruiscono processi, leggi che stimolino comportamenti virtuosi nei cittadini. I governi devono fare tutta la loro parte, ma ad ognuno di noi spetta di cambiare i primi cento metri attorno a noi. Costruiamo una città diversa pensando che ognuno di noi è il primo che deve farlo. Altrimenti la città del futuro sarà una città del tutti contro tutti.”

Tasca: “Parrocchie sì, ma cerchiamo la gente fuori”

“Grazie per questa bellissima serata – ha concluso l’Arcivescovo di Genova -. Sono molto contento di essere qui. Voglio fare una domanda a me e a voi: pare che le nostre comunità cristiane facciamo un po’ di fatica a far entrare i concetti di cui abbiamo parlato in questa occasione. Non ho risposta sul perché ma vorrei essere aiutato a trovarle. Ma volevo chiedermi e chiedervi: quante persone vanno a messa in Italia? Tra l’8 e il 12 per cento, almeno a Genova è così. Allora dobbiamo essere incisivi non solo nelle nostre parrocchie ma nei nostri ambienti di vita. È lì che noi cristiani dovremmo dire agli altri fratelli e sorelle: vediamoci, confrontiamoci sui temi della nostra casa comune.

Animiamo la parrocchia, certo, ma dove troviamo tanta gente? Nel lavoro, nello sport, nel tempo libero, nelle relazioni, nella scuola. Quanti insegnanti cristiani abbiamo nella scuola, tantissimi! A Taranto ho sentito una frase di don Tonino Bello che non conoscevo: dobbiamo essere uomini e donne che organizzano la speranza. Ecco: seguiamo il consiglio e il grande esempio di don Tonino e mettiamoci ad organizzare anche noi questa speranza.”