Insieme per il bene comune. 90 anni di Auxilium, l’incontro con la Città
Si è svolto lunedì 8 Novembre 2021 a Palazzo Tursi, Salone della Rappresentanza, l’incontro con la Città, appuntamento “civico” nel percorso per i 90 anni di Auxilium.
Dopo il saluto del Sindaco Marco Bucci e il video-doc sulla storia di Auxilium, gli interventi del Direttore Gigi Borgiani, di Mario Baroni, Delegato Politiche Sociali del Comune di Genova, e Ilaria Cavo, Assessore alle politiche socio-sanitarie e Terzo Settore della Regione Liguria, hanno costituito il nucleo centrale dell’incontro, concluso dall’Arcivescovo p. Marco Tasca.
In sala don Andrea Parodi, Vicario per la Carità e Direttore della Caritas Diocesana con il Condirettore Franco Catani; volontari, operatori sociali e persone accolte della Rete Auxilium; molti rappresentanti di enti ecclesiali e del Terzo settore.
Ha portato il suo saluto e il suo augurio anche Stefano Tabò, predecessore di Borgiani alla direzione di Auxilium.
Il saluto del Sindaco di Genova, Marco Bucci
“Vi dico grazie per ciò che avete fatto per Genova, perché siete capaci di percorrere il cosiddetto ‘ultimo miglio’ che nessuna amministrazione pubblica riuscirà mai a fare, ovvero il contatto con la persona nel bisogno. L’amministrazione è in grado di portare risorse, attività, talvolta immobili, ma non saremo mai in grado di fare servizio alle persone nel modo in cui i volontari e gli enti di solidarietà sono in grado di fare. Per questo la collaborazione tra amministrazione pubblica e realtà come Auxilium e Caritas e tante altre è assolutamente fondamentale. In questo senso vi dico grazie per ciò che avete fatto ma soprattutto per ciò che vi chiameremo a fare ancora, per il bene della nostra Città”.
Il saluto di Stefano Tabò
Vi ringrazio per il video sulla storia di Auxilium, sintetico, denso che personalmente ha risvegliato in me ricordi, volti, persone, situazioni molto care. L’Auxilium ha una vocazione operativa, una concretezza, una vicinanza, un’attenzione che si traduce in fatti. In sintesi si dice un ‘braccio operativo’. E’ una immagine efficace ma sappiamo che non è vera. Il braccio da solo tutte queste cose non le fa. Sappiamo bene che ci vogliono mente, intelligenza, pensiero; ci vogliono gambe perché non si sta mai fermi. Ci vuole un cuore perché vivere la fede nella concretezza del quotidiano non è cosa scontata, occorre decifrare e interpretare responsabilmente. E’ questa concretezza che è richiesta non solo alle persone ma anche agli enti, come nel caso di Auxilium. E quando si vedono i risultati di questi 90 anni credo che si possa dire che ne è valsa la pena. Credo che con coraggio, perseveranza e con fantasia, la fantasia della carità, si possa guardare al futuro.
Gigi Borgiani
Nel video “90 Anni di Auxilium a Genova” abbiamo visto una sintesi della nostra storia, da 50 anni condivisa con Caritas. Attraverso il video abbiamo fatto memoria, abbiamo ripercorso alcuni, solo alcuni passi di un lungo cammino e tanti altri se ne potrebbero raccontare… Una eredità ricca di generosità, ricca di persone e di opere. Una storia in cui, oltre all’aiuto materiale, è prevalso lo stile di accompagnamento e cura delle persone, dai milioni di piatti di minestra degli inizi per arrivare agli anni recenti con le accoglienze straordinarie dei profughi e con il grande impegno nei mesi più duri della pandemia. Fare memoria significa sapere che oggi tocca a noi. Ed oggi è bello ritrovarsi in cerca degli altri e di noi stessi. Di progetti, di amici, di interlocutori seri. Oggi più che mai abbiamo bisogno di condividere quel che ci sta a cuore, l’impegno a prendersi cura degli altri.
Un incontro, anche breve, tra chi sente la responsabilità di dare forma a speranza e futuro. Gettare nuovi semi ma saper cogliere i tanti germogli di bene che conosciamo sparsi ovunque nei nostri territori. Insieme, vogliamo lasciarci alle spalle una notte che comunque ha offerto segnali di fiducia e di amicizia solidale, sociale, idee e sogni ma anche l’acuirsi dei bisogni e il riapparire di incertezze e di tanti segni che nulla hanno a che fare con la cura delle persone e del bene comune.
Vorrei allora condividere in questa importante sede, come patrimonio comune, alcune parole, alcuni concetti che, molto concretamente, hanno guidato la nostra storia e ci spingono verso il futuro.
Stare insieme e costruire insieme
La prima parola è “insieme”. All’inizio del video si fa riferimento proprio a questo passaggio fondamentale: in tutti questi anni Auxilium e Caritas hanno lavorato per una transizione “umana” dall’assistenza alla compagnia, allo “stare con” allo “stare insieme”. In diverse occasioni in questi ultimi mesi ci siamo ripetuti che viviamo un cambiamento d’epoca che sollecita a mettere da parte indifferenza, delega, o modelli che ricalcano il ritornello “abbiamo fatto sempre così”. Non può essere il tempo dell’apatia di pensieri e fatti, come se altri potessero prendere il nostro posto.
Non possiamo correre il rischio di fare dei restyling, degli individualismi e delle parole vuote. È tempo di cambiare con la capacità dello stare insieme per costruire insieme.
Tuttavia noi, come altri che abbiamo a cuore i più deboli, gli esclusi, non vorremmo dare continuità ad una storia di minestre ma vivere una storia di amicizia sociale, di convivialità. Non vorremmo che i poveri fossero palestre per esercizi di solidarietà o di buone azioni, di erogazioni ma persone a pieno titolo nella città.
Abbiamo nel cuore il sogno di cambiare, di guardare ad un futuro nel quale veder davvero scomparire le realtà di miseria, non vorremmo più parlare di lotta alla povertà, di fame, di necessità di istruzione, di degrado ambientale, di mancanza d’acqua….e così via…. ancora una volta proclamate a livello mondiale nella Agenda 2030 con i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Sono obiettivi universali che vediamo tradotti nelle nostre città.
La città del bene comune
La seconda parola è proprio “città”. Nel video, un altro passaggio fondamentale è la constatazione che la storia di cui facciamo memoria è storia della città. Mentre riassumiamo quello che hanno fatto Auxilium e Caritas insieme a tanti altri gruppi, associazioni, comunità, insieme alle istituzioni, nel fare memoria guardiamo alla città perché quello che viviamo, in cui crediamo, che facciamo non è altro dalla vita della città…
La città è di tutti, appartiene a tutti, e tutti apparteniamo alla città, la città è un bene comune.
Se il bene comune può definirsi come la somma delle condizioni sociali che consentono alle persone, come gruppi e individui, di raggiungere più pienamente la loro realizzazione, la città è il luogo naturale e privilegiato in cui ogni uomo può vivere bene facendo il bene. “Tutto è connesso”, a noi interessa il bene di tutta la città che, come detto, se vive bene facendo il bene promuove quell’amicizia sociale fatta di incontri, relazioni, che non esclude, che non scarta, che persegue uno sviluppo umano sostenibile.
Sostenibilità non è solo una questione climatica o energetica, è equilibrio e ricerca di essenzialità, di scelte armoniche e condivise.
Così come accoglienza è ascolto, è accettare di assumere la cura in prima persona, così come solidarietà non è conseguenza della emotività, ma è atteggiamento costante di costruzione.
Sono termini che diventano espressione di coesione sociale e di responsabilità, quindi di quella attenzione alla vita comune, alla cura della casa comune cui si accennava sopra. Si traducono nella partecipazione o, meglio, nella compartecipazione perché non si tratta solo di elaborare idee e progetti da presentare ad altri per la loro realizzazione, ma di esserne protagonisti.
“Noi” e non “nostro”
Il terzo concetto, allora, è al plurale: noi! Quanti siamo qui oggi siamo portatori di competenze, di incarichi assegnati, di doveri, di scelte e anche di sogni, di progetti… siamo portatori di responsabilità.
Che non può che essere gestita al plurale. Noi città! Noi territorio! Noi comunità! Il primo passo da fare è mettersi a disposizione dell’ascolto e del dialogo e individuare priorità mettendo sempre al primo posto la persona. Non sarà possibile realizzare percorsi virtuosi per il bene di tutti se non si riscoprono i valori essenziali per la convivenza soprattutto se questa si vuole declinare al futuro.
Di fronte alle cose che preoccupano, tanti pensano che è meglio costruire muri piuttosto che ponti, ma sappiamo bene cosa significa aver perso un ponte…. E i ponti del futuro si reggono sui pilastri della relazione, della fiducia, dell’ascolto e del dialogo, della reciprocità.
Abbiamo paura di tutto ciò che non è “nostro”, di ciò che tocca il nostro benessere e il nostro quieto vivere. Abbiamo anche paura dei poveri, perché disturbano il nostro egoismo e la nostra indifferenza; perché ci ricordano con la loro condizione che un domani potremmo essere tutti più poveri; perché ci investono di una fastidiosa responsabilità di giustizia. Salvaguardare ad oltranza il “nostro” non dà futuro, perché privilegia interessi che ci allontanano e ci isolano.
Tutto è in relazione
Di conseguenza la quarta parola è “relazione”! Oggi è il tempo di aiutarci a guardare con gli occhi del gufo e della civetta, come ci ha invitato a fare Don Ciotti; occhi spalancati per scrutare la realtà, le persone, le questioni, nessuna delle quali può essere considerata meno o più importante; con uno sguardo di insieme nella dimensione di quel “tutto è in relazione” che ci ha suggerito Papa Francesco nella Laudato si’.
La pandemia ha dimostrato la concretezza di questo concetto: tutto è in relazione. Come Auxilium e Caritas, in risposta alle conseguenze sociali del Covid, da maggio del 2020, abbiamo cercato di tenere in una relazione indissolubile aiuto materiale e promozione, in particolar modo il bisogno alimentare e il bisogno educativo nelle famiglie più in difficoltà nel Centro Storico. A Casa della Giovane abbiamo reso operativo sia un Food Hub – grazie al quale sono stati collegati grandi donatori ed enti di distribuzione con migliaia di supporti alimentari e decina di migliaia di pasti a 17 mense, centri, gruppi di strada – sia un Hub di Quartiere che ha permesso di seguire in presenza e a distanza oltre 40 bambine e bambini e le loro famiglie nel Centro storico (zona ex ghetto e via Prè) e che è oggi è diventato una risorsa strutturata per tutto il territorio.
Siamo infatti convinti che, per fare bella la nostra città, è necessario investire senz’altro risorse nelle energie rinnovabili, sulla qualità dell’aria, ma anche investire soprattutto sulla qualità delle relazioni, soprattutto quella tra generazioni.
Tante volte in questi tempi ci siamo chiesti: quale futuro per i nostri figli? E, nello stesso tempo, quali figli per il futuro?
Il mese scorso si sono svolti gli stati generali dell’educazione, un segnale forte per aprire gli occhi e per consolidare alleanze tra giovani, adulti, genitori, allievi, famiglie, insegnanti, nonni… esperti e manovali del quotidiano: ancora una volta “insieme”. Integrare, convergere, condividere per crescere. In questi anni, come Auxilium, abbiamo siglato una convenzione con l’Università che oltre agli aspetti curriculari (corsi, tirocini) tenta di legare mondi che rischiano di essere chiusi lontani dalla città. Una città dove saperi, valori e doveri fanno sviluppo, perché sono fondati su un capitale umano.
Città ideale e sostenibile è certamente quella di tutti, quella che ha buoni servizi, aria buona, l’aria del mare e quella del Righi, la città bella dei Rolli e quella del lavoro…… e non può essere ad esempio quella che tollera l’aumento delle dipendenze da droga, alcool, gioco, dal web. Quali generazioni quale futuro vogliamo formare se invece di offrire vie di senso alimentiamo con la nostra “disattenzione” il dilagare di questi fenomeni? Alcool, droga, gioco, web insieme a disoccupazione, abbandono scolastico, fragilità delle famiglie… Sono queste le porte delle nuove povertà a cui volgere lo sguardo. Se oggi fatichiamo a contenere bisogni e fragilità che ben conosciamo, domani non ce la faremo più… non solo perché non avremo risorse economiche, ma perché non avremo persone in grado di sostenere le fragilità e la solitudine, il male emergente. Noi ci impegniamo con la città che amiamo a contenere questi bisogni.
“Quanto sono belle le città che superano la sfiducia malsana e che integrano i diversi e fanno di questa integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Quanto sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che uniscono, relazionano, favoriscono il riconoscimento dell’altro!”.
Ilaria Cavo
“Tra i vari progetti che sono esempio della capacità di agire insieme, pubblico e privato – ha ricordato l’Assessore – vorrei citare soprattutto Il Basilico, la convalescenza protetta per persone senza dimora sostenuta economicamente dalla Regione. È un’idea nata da Auxilium, con il contributo della cooperativa sociale il Melograno e dei Volontari per l’Auxilium, prima sperimentale e ora praticamente strutturale e ciò è possibile quando un’idea intercetta un servizio che mancava e che funziona e diventa buona prassi, incrociando tante anime, il volontariato, il Terzo settore, le Istituzioni.
Esperienze come il Basilico suggeriscono che, insieme, non dobbiamo trovare semplicemente dei progetti ma dei modelli, che nascano dalla competenza di enti sociali ed ecclesiali in grado di individuare ciò che manca. Oggi abbiamo grandi possibilità da concretizzare sul piano del socio-sanitario, grazie alle risorse legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ma anche grazie al prossimo Fondo Sociale Europeo che avrà un 30% in più di risorse per l’inclusione sociale e ai fondi per le politiche giovanili che in parte, in d’accordo con la Diocesi, vogliamo destinare alle parrocchie come luoghi di formazione per le giovani generazioni.”
Mario Baroni
“Come amministrazione, abbiamo chiaro che il nodo non è togliere il problema sociale di turno che dà fastidio, ma investire in educazione. Il nodo si chiama educazione, relazione, desiderio di fare il bene degli altri. Non è un discorso estraneo al piano istituzionale, questa tensione al bene, al cuore. Occorrono gli educatori e luoghi in cui questa proposta educativa trovi la possibilità di essere vissuta e sperimentata. Quanto erano e sarebbero importanti gli oratori parrocchiali! Oggi dobbiamo ricostruire luoghi in cui educare nuovi cittadini. Dobbiamo rafforzare il dialogo costante tra Amministrazione e reti territoriali, Terzo settore e comunità ecclesiale: strumenti come i patti di sussidiarietà e la coprogettazione sono determinanti per raggiungere questo obiettivo.”
P. Marco Tasca
La prima cosa che vorrei dire oggi, guardando alla storia di Auxilium e di Caritas, è che essa ci mostra l’importanza di cogliere la storia che Dio sta facendo attraverso quel mio fratello e quella mia sorella nel bisogno. A noi come cristiani sta il compito di cogliere questa storia e di portarla avanti come Dio vuole e non come sembra bene a noi. Siamo chiamati a crescere in questa consapevolezza che non è un optional per noi credenti. Lo chiede la nostra fede.
La seconda cosa è l’attenzione a cogliere i bisogni che ci vengono addosso come un treno. Occorre avere la capacità di leggerli, avere il coraggio di riconoscere che quei bisogni ci vengono addosso e chiedersi: cosa facciamo?
La terza parola che io ho colto e che sto ribadendo da quando sono vescovo a Genova è insieme. O si fa qualcosa insieme o non si fa nulla oppure ancora si farà qualcosa per la propria gloria. Sto battendo molto su questo campo. Certo lavorare insieme non è coì facile e qui mi pare che abbiamo un po di strada da fare qui a Genova. Eppure è un bisogno assoluto. E davvero anche nella Chiesa mi auguro che siamo capaci di fare talvolta un passo indietro.
Infine: la parola relazione. E’ la prima cosa che siamo chiamati a vivere. Se accolgo una persona la accolgo perché entro in relazione.
Infine: siamo chiamati davvero a fare gli sforzi per la casa, per il lavoro. Sento tanto in giro questi problemi: se non hai lavoro, non puoi pagare il mutuo e puoi perdere la casa… è un meccanismo veramente demoniaco. Davvero insieme dobbiamo fare qualcosa perché questi figli e figlie di Dio possono vivere, com’è il sogno di Dio, una vita piena, bella, realizzata.