Dal 16 al 24 Maggio si celebra la Settimana Laudato si’, sette giorni sul tema “Tutto è connesso”, per rimettere al centro l’impegno suscitato dall’Enciclica del 2015 con cui Papa Francesco ci ha indicato la necessità di una “ecologia integrale”. Francesco incoraggia i fedeli a partecipare a questa settimana e in un videomessaggio esorta i cattolici a pensare al futuro della nostra casa comune. Siamo tutti invitati a prendere parte a seminari formativi online, interattivi e collaborativi. L’iniziativa terminerà domenica 24 maggio a mezzogiorno, ora locale, durante una specifica giornata mondiale di preghiera.
di Gigi Borgiani
direttore
Scrivere della Laudato si’ a cinque anni dalla sua pubblicazione non è facile ma è doveroso! Era il 24 Maggio 2015 quando veniva pubblicata questa importantissima Enciclica di Papa Francesco sulla cura della nostra casa comune. Pagine che ci sollecitavano e ci sollecitano a sentire “sia il grido della terra sia il grido dei poveri” (Ls, n. 160).
In tempo di pandemia questo grido è diventato davvero globale in un mondo diversamente (ed ingiustamente) globalizzato. Un grido forte ma ancora inascoltato che, rileggendo l’enciclica, invita ad un attento ascolto della storia, di una realtà che forse abbiamo tollerato, senza renderci conto che i cambiamenti da tempo in atto non andavano del tutto (o niente) nella direzione dell’uomo, della giustizia, del vivere pacifico dell’umanità.
Una delle provocazioni della Laudato si’, non ancora del tutto recepita, è nell’idea che la visione ecologica dell’ambiente implica una relazione con il creato, con le persone e con Dio. “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori” (LS, 160).
Papa Francesco ha voluto farci aprire gli occhi per capire che la casa comune ha bisogno di essere custodita e coltivata per il bene di tutti, oggi, domani. Ha voluto dirci che forse, soprattutto noi credenti, siamo un po’ annebbiati dalla mondanità, ci siamo lasciati addormentare dal “paradigma tecnocratico”, da un modello economico che ha fatto dell’uomo e della terra oggetti del profitto, del potere, del consumo.
La cura della casa comune risuona come invito alla coscienza e alla responsabilità. È impegno di tutti (globale) e per tutti. Tutto è in relazione! Ma anche “Tutti in relazione!”. Facile pensare che sia compito di altri, dei governi nazionali ed internazionali. E la nostra responsabilità? La responsabilità dei cristiani (cattolici) cui è stata affidata una terra-dono da custodire e coltivare? E la responsabilità delle nostre piccole comunità? Certamente ci troviamo di fronte a questioni gravi e complesse ma non possiamo abdicare in quanto destinatari di un dono che, attraverso di noi, deve e può cambiare il mondo. Con piccoli e grandi gesti. Come cittadini del mondo, poi, dobbiamo ricordarci che nel settembre dello stesso 2015 l’ONU ha rilanciato Agenda 2030, una sfida mondiale per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Una sfida che si gioca a livello globale ma anche locale. Determinanti saranno le relazioni che insieme sapremo costruire nei nostri territori restituendo valore ad “ogni altro” e ad “ogni aspetto” della vita della nostra città con lo stile della conoscenza, della condivisione e della reciprocità. Un futuro sostenibile sarà possibile solo insieme, integrando uomo, ambiente, economia, infrastrutture, competenze, risorse, occupazione, istruzione, salute, tenendo conto della buona vita di ogni persona, delle forme di povertà vecchie e nuove, delle disuguaglianze, della convivenza pacifica. Nessuno deve sentirsi escluso in un cammino che può essere percorso da una umanità nuova ed unita, giovani e meno giovani, tutti chiamati a responsabilità, a cambiare rotta.
A cinque anni dalla sua pubblicazione, più che tanti commenti, credo valga l’invito a riprendere in mano la Laudato si’ e soprattutto “rileggerla” alla luce degli eventi più recenti e “rileggerla” comunitariamente.
Tra le tante frasi pesanti di Papa Francesco leggiamo che le questioni sociali si risolvono con reti comunitarie ed è quindi necessaria una conversione comunitaria. Determinante il ruolo delle nostre comunità che devono saper fare sintesi tra spiritualità e azione, tra relazione con il Padre e relazione con gli uomini, con il creato. Spesso l’attenzione al sociale viene letta come “altro” rispetto al nostro essere credenti. Sappiamo bene che la Chiesa non è una Ong né un ente filantropico e tuttavia la Chiesa sa che il sociale, tutto ciò che riguarda l’uomo, è via di evangelizzazione. Coltivando e custodendo la casa comune noi cristiani abbiamo il mandato di unire le cose del cielo a quelle della terra, di portare ogni uomo al Padre Creatore.
La Laudato si’, tra i tanti spunti, esorta anche a riconsiderare la comunità, a lavorare insieme per un mondo migliore e a prendersi del tempo per scoprire e imparare gli uni dagli altri, per diffondere l’educazione sui temi dell’ecologia integrale, della giustizia sociale e della solidarietà attraverso eventi, conferenze, laboratori, corsi, pubblicazioni, scambi e iniziative sul territorio.