A Domenico Paolo, il Grande Tuffatore “Tepepa”

Abbiamo saputo in questi giorni che Domenico Paolo, il grande tuffatore, ci ha lasciato. La sua storia raccolta dal regista e drammaturgo Pino Petruzzelli ci aveva accompagnato all’inaugurazione della “nuova Casetta” – correva l’anno 2004 – con lo spettacolo dal titolo “Il grande tuffatore e altre storie meravigliose” con Dario Apicella, Carla Peirolero e Mauro Pirovano. Quest’ultimo interpretava proprio Domenico Paolo. I suoi racconti ci hanno fatto emozionare, sorridere e incantare immaginando questi tuffi dallo scoglio più alto di Nervi. La domanda che lasciava in noi era: sarà fantasia o realtà? …Era realtà e vogliamo ricordarla per condividerla ancora una volta. Grazie Domenico Paolo!

 

L’estate del Grande Tuffatore “TEPEPA”

di Domenico Paolo Cornacchia

Il mio vero nome è Domenico Paolo Cornacchia e adesso vi racconto la mia storia del grande Tepepa.

Un giorno, a diciott’anni, mi stavo tuffando dalla piattaforma della scogliera di Nervi.

Erano già tre anni che tutte le estati mi tuffavo di lì.

Arriva questo francese di quarant’anni, Rogè, che dice: “Posso tuffarmi anch’io?”

“Certo Rogè, ma stai attento che qui ti spacchi la testa, sai?” rispondo.

Vedo che fa il suo tuffo a volo d’angelo perfetto, poi mi butto anch’io, nuotiamo fino ad uno scoglio e lui mi fa conoscere la sua famiglia: la moglie francese e le figlie gemelle, Lola e Chicchi.

Mi sono innamorato quasi subito di questa Lola che mi fissava, alta come suo papà, bionda con gli occhi scuri.

Poi di lì tutte le sere tuffi, tutti i giorni tuffi, sempre tuffi e lei lì.

Io sempre a tuffarmi: di giorno, di sera, di notte. Lei sempre dietro di me, col suo sorriso, il suo sorriso francese.

Mi teneva il mio asciugamano, se lo metteva sulle spalle, io le davo un bacino sulle guance mentre il suo papà geloso mi diceva dal mare: “Allora, quando arrivi Domenico Paolo?”

Lei mi guardava e io le dicevo:

“Ehi bella gioia, fammi concentrare, perché non posso guardare te e guardare il mare.

Perché il tuffo deve essere concentrato e lì, se sbagli, muori subito, capisci?”

Una sera m’invitano a mangiare una pizza da “DIABOLIC”.

Seduti a tavola ordiniamo tutti e cinque e il pizzaiolo fa la pizza esclamando “Olè olè” come un ballerino di flamenco e la fa volare fino al soffitto. (ma quando l’ho mangiata quella pizza era salatissima, forse come il conto, che non ho pagato io…)

Quella sera Lola e Chicchi cominciano a piangere perché sono tristi all’idea di dover tornare a casa in Francia. Anche se cerco di consolarle continuano a piangere in albergo e pure nei giorni successivi quando andiamo tutti a mangiare in galleria Mazzini. Lì mi accorgo di quanti ragazzi fanno la corte a Lola, quanti la cercano e la chiamano e divento geloso, perché ho paura che me la portino via e le dico :“Lola, non andare con quelli lì!”

Un giorno arrivo sulla Passeggiata di Nervi per fare il mio spettacolo e sento i milanesi che mormorano: “ L’è lù, l’è lù! Adesso si tuffa, sì sì, si tuffa! L’è tutt matt! Tutt matt!”

Io vado sul masso da venti metri e comincio a far la scena, fingendo di non tuffarmi, tanto per far ammucchiare sempre più persone. Rogè è sulla piattaforma e Pino, un altro tuffatore, è sul Cespuglio, uno scoglio alto dieci metri.

Due ragazzi di diciott’anni e un uomo di quaranta  pronti a tuffarsi insieme.

“Ragazzi, siete pronti? – dico io – al mio ‘Olè’, tutti via! “

Ma non sono pronto io, perché voglio godermi questo spettacolo: tutta questa gente sta guardando me, si è fermata apposta, e allora la tiro alle lunghe con mille scuse, perché mi piace questo momento, anche se ho paura del rischio che corro.

Ad un certo momento faccio il serio e urlo: “Olè! Tepepa! OLE’! OLE’! Ta! Ta!”e volo per aria in tanti carpiati come la pizza di Diabolic, mentre gli altri due sono già in mare.

Che belli quegli applausi! Che bella sensazione!

Adesso sulla Passeggiata non è più come allora, ho paura della Passeggiata, forse perché io non ci sono più.

Quanti morti ci sono stati sullo scoglio Serra, quante persone invece si erano salvate, quando c’ero io che me le andavo a prendere…e mi ringraziavano, anche!

E’ da quando non ci vado più che il Mare mi chiama: “Grande Tepepa! Perchè non vieni più a fare un po’ di spettacolo? Perché non ti tuffi più qui da me? Perché?”

E anche Lola è partita.

E sottovoce io le avevo detto: “ Ciao Lola! Ciao, alba del mattino, ciao!”