Non siamo stati immobili

Lettera agli stakeholder

“Si è sempre fatto così”! E continueremo a farlo! Ma attenzione: con uno spirito sempre diverso!

Ci sono realtà e bisogni che non possono lasciare indifferenti ed essere trascurati. Da tempo Auxilium si interroga su quale senso e spessore dare al suo essere presente in città, come parte della Chiesa genovese secondo le indicazioni della Caritas Diocesana ma con una determinazione ed un impegno rinnovati e, come vuole la nostra mission, adeguati ai tempi.

Il Bilancio sociale relativo al 2022 esce a 10 anni dalla pubblicazione della esortazione Evangelii Gaudium di Papa Francesco. Abbiamo vissuto insieme questi 10 anni cercando di realizzare il sogno di Francesco: quello di una Chiesa in uscita, missionaria, capace di andare oltre i confini del “si è sempre fatto così”. Si tratta infatti di orientare il nostro essere e il nostro operare verso quel “tutto in relazione” che l’enciclica Laudato Si’ (2015) ha indicato come un imperativo tanto determinante quanto coinvolgente. Nel nostro caso – e così per quanto riguarda tanti enti e gruppi in frontiera a disposizione delle persone e delle realtà più fragili – lo sguardo non è rivolto solo all’aiuto, all’assistenza, all’emergenza, ai bisogni ma alla complessità delle sfide culturali (e quindi comportamentali) del nostro tempo. L’esortazione, infatti, passa dall’enunciazione di sfide alla “novità” di spirito che può e deve caratterizzare il nostro essere con e per gli altri. Tutti!

In questo tempo (post pandemico) attraverso alcuni incontri di “ripensamento” della Rete Auxilium (Fondazione Auxilium, Associazione Volontari per l’Auxilium ODV, Associazione per Auxilium APS e le cooperative sociali Il Melograno ed Emmaus Genova) abbiamo maturato tre parole: continuità, cambiamento e territorio!

Tra gli obiettivi della continuità resta al primo posto la questione dell’abitare. Il cambiamento è necessario e urgente: non è pensabile sostenere a lungo interventi che rispondono solo ai concetti di emergenza, assistenza, aiuto, beneficenza, una solidarietà episodica che spesso rasenta l’elemosina. Dobbiamo reinterpretare uno stile di “Charitas” che coinvolga tutti i cittadini e non restringa e deleghi agli enti dedicati o al mondo del volontariato quelli che tristemente continuiamo a definire come “servizi sociali” offerti ai “bisognosi”. In epoca di progresso e sostenibilità non è possibile rassegnarci a tollerare una città dove c’è gente che sta male e che si nutre delle briciole cadute dalla tavola dei ricchi epuloni!

Dico città perché questo è il nostro spazio di vita ed è spazio di tutti, per tutti. Dovrebbe essere segno di vita buona e specchio per un mondo migliore. Tollerare diseguaglianze non è dignitoso soprattutto per chi si trova “dalla parte buona”! Cambiare visione, atteggiamenti. Ma soprattutto coinvolgere.

Per questo la scelta che da qualche tempo realizziamo è quella del territorio, a partire dalle strutture di Auxilium. Ci stiamo impegnando a trasformarle da spazi di servizio a luoghi di incontro, di aggregazione, inclusione aperti al territorio creando “amicizia sociale”- sollecitata da Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti (2020) – unica via possibile per una vita solidale che generi condivisione, crescita e rispetto di tutti. Le nostre strutture quindi non saranno solo dedicate a chi oggi ha ancora bisogno ma diverranno luoghi di risposta a quel bisogno globale di serenità, pace e giustizia che tutti esprimiamo.

Luoghi che, in più di 90 anni di vita, non sono mai stati solo degli immobili, perché Auxilium non è mai stata – né mai sarà – immobile sul “si è sempre fatto così”.