Ripartire a 90 anni.  Un importante anniversario e ciò che ci ha regalato

Dal 28 Settembre al 13 Novembre, il nostro percorso per ricordare 90 anni di Auxilium e 50 di Caritas sulle vie del Vangelo della carità. Tanti i cittadini, le realtà ecclesiali e di Terzo settore, le Istituzioni che lo hanno condiviso.

di Gigi Borgiani

Sabato 13 Novembre, vigilia della V Giornata Mondiale dei Poveri, abbiamo concluso con la Celebrazione Eucaristica in Cattedrale il percorso avviato a settembre per ricordare i 90 anni di Auxilium e i 50 di Caritas. Un percorso che, come si capirà, in realtà non si chiude davvero: lo avremo presente anche in alcuni appuntamenti pubblici che ci vedranno coinvolti e, soprattutto, sarà bagaglio per il cammino che ci attende.

Portiamo con noi come una grande ricchezza la partecipazione di tanti cittadini, realtà ecclesiali e del Terzo settore, Istituzioni, che hanno voluto condividere le quattro tappe promosse: gli incontri con don Luigi Ciotti il 28 Settembre, con il Direttore di Avvenire Marco Tarquinio il 26 Ottobre, con la Città a Tursi l’8 Novembre e appunto quello con la Chiesa diocesana in Cattedrale.

Di tutto vogliamo fare sintesi, tra memoria, ringraziamento e sguardo sul futuro, uno sguardo aperto, da condividere con tutta la città e le realtà che hanno a cuore il bene comune e che vogliono farsi carico delle persone, soprattutto quelle che hanno più bisogno, un bisogno materiale e interiore, bisogno di compagnia e di stare insieme. Abbiamo bisogno gli uni degli altri e vogliamo procedere insieme come Chiesa diocesana e come Città.

90 anni di Auxilium e 50 di Caritas, pur carichi di significato e realizzazioni, non sono stati occasione per autocelebrarsi. Abbiamo cercato di ‘farli fruttare’ per rafforzare i legami, per parlare alla città e alla Chiesa e soprattutto per ascoltare. È utile allora fermare nella memoria alcuni verbi condivisi in questo percorso, perché diventino azioni, assunzioni di corresponsabilità.

Non delegare

Lo hanno ricordato in tanti, a cominciare dall’Arcivescovo di Genova p. Marco Tasca, che ringraziamo per averci accompagnato in tutto il percorso. “La storia di Auxilium e di Caritas – ha ribadito intervenendo a Tursi – ci dice come prima cosa che occorre passare sempre più dall’assistenza alla promozione integrale della persona. Non è un optional. Non funziona la delega alla Caritas e all’Auxilium. Non funziona così! Prendere sul serio la fede, la mia fede, è prendere sul serio la persona fragile che incontro. Dio sta facendo la storia con quella persona e a me sta cogliere quella storia, al di là delle mie attese. Siamo chiamati a crescere in questa consapevolezza.”

La storia di Auxilium e Caritas è davvero storia di migliaia di cittadini, laici, sacerdoti, religiose e religiosi, volontari, operatori sociali, che non hanno delegato ma compartecipato, dai nomi più noti – come l’imprenditore Giacomino Costa che affiancò mons. Giovanni Cicali, primo direttore di Auxilium, “costruendo” grandi opere per il bene dei più poveri, o come don Piero Tubino, anima di Auxilium e Caritas con il suo sguardo profetico su molte nuove povertà – a quelli che restano nell’ombra ma aggiungono il proprio contributo quotidiano al bene di qualcun altro.

Siamo dunque tutti chiamati ad assumere, rinnovare le nostre responsabilità verso i soli, gli ultimi e i penultimi e anche verso tutti coloro che, nella cultura del superfluo e del consumo, hanno perso il senso, sono distratti, dispersi nel proprio io. Dobbiamo alimentare la cultura del noi, a favore di tutta la casa comune.

Essere consapevoli

Lo ha spiegato Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire che abbiamo avuto il piacere e l’onore di avere ospite nell’incontro del 26 Ottobre, con il quale abbiamo voluto collegare le tematiche dei cattolici italiani, riuniti qualche giorno prima a Taranto per la 49° Settimana Sociale, con quelle della nostra comunità diocesana e della nostra città. “Nella gerenza di Avvenire c’è una frase: la consapevolezza cambia il mondo. Le ingiustizie le vediamo nella loro inaccettabilità se abbiamo una dose di consapevolezza e se abbiamo uno sguardo profondo verso la realtà. Pensiamo a quel milione di poveri in più rilevato dall’ultimo Rapporto Caritas come effetto della pandemia.

Pensiamo agli effetti del cambiamento climatico: ciò che accadeva a latitudini estreme ci capita in casa. Sapendo quel che arriverà, cosa facciamo per prepararci? Quali misure mettiamo in campo? È una consapevolezza che si costruisce raccontando, sui media certamente, ma anche passando parola, condividendo ciò che ciascuno di noi matura. Dobbiamo uscire da quello stato di depressione in cui siamo rigettati perché non vediamo i sentieri e gli orizzonti.

Mettere insieme questa consapevolezza e tradurla in comportamenti significa cercare di vivere la città in modo diverso, come luogo di persone forti perché legate da relazioni forti. Servono alleanze, connessioni, conversioni, buone pratiche, parole che soprattutto i giovani hanno consegnato ai cattolici nella Settimana Sociale. La comunità cristiana può e deve fare la sua parte: anche se in minoranza, deve essere una minoranza creativa, come afferma Papa Benedetto XVI.”

Vegliare

Il richiamo a vegliare ha significativamente aperto e concluso il nostro percorso. Ce lo ha ricordato don Luigi Ciotti nel primo incontro e lo abbiamo ritrovato nella Liturgia della V Giornata Mondiale dei Poveri. “Vi auguro di avere gli occhi del gufo – ci ha detto don Luigi -. Il gufo è il simbolo che si trovava negli antichi monasteri. Uccelli che hanno occhi grandi e vedono nella notte. Vi faccio l’augurio di vedere con questi occhi, in una stagione di fatiche e di dolori, ma anche di tante belle cose che si realizzano.

Dobbiamo continuare a dare minestre come nel 1931 quando nacque Auxilium, perché a quella fame bisogna ancora rispondere, ma dobbiamo vedere anche l’orizzonte più ampio che ci chiama in causa. Con gli occhi grandi del gufo, dobbiamo vedere nel buio la luce che viene dall’impegno e dal coraggio di tanti, per rispondere al grido di Dio che ci chiama ad impegnare un po’ della nostra libertà per liberare chi libero non è.”

“Vegliare è un verbo che torna spesso alla fine dell’anno liturgico – ha commentato l’Arcivescovo p. Marco nell’omelia della celebrazione di sabato 13 novembre -. Mi fermo su un significato del verbo ‘vegliare’ in questa Giornata dei poveri e con i poveri, in cui ricordiamo anche il 90° di Auxilium e il 50° di Caritas. Tra altre cose, vegliare vuol dire anche guardarsi attorno, non solo le mie cose che possono essere bellissime; vuol dire alzare la testa e guardare cosa capita attorno a me.

Quanto è importante che chiediamo questa grazia al Signore, che ci dia il coraggio – perché ci vuole coraggio! – di alzare la testa e guardare cosa succede attorno a me, ascoltare cosa succede attorno a me, studiare quello che succede attorno a me, coinvolgere altri per capire meglio, per servire meglio i poveri, i fragili, cogliere che io sono inserito in un mondo in cui devo alzare la testa per il bene dei fratelli e delle sorelle che Dio mi ha posto accanto. La Giornata dei poveri e con i poveri ci richiama ad essere attenti, ad ascoltare, a non avere già in mente quello che bisogna fare per loro. Ascoltare.

La Chiesa con il cammino sinodale sta facendo questo: fermarsi ad ascoltare, che oggi è una merce molto rara. Non è facile ma dobbiamo chiedere a Gesù di avere occhi, orecchi, braccia, forza, volontà e fantasia per riuscire ad essere vicini a quanti ogni giorno il Signore pone sul nostro cammino.”

 

Fare insieme

Agire insieme è un impegno che riteniamo strategico per Auxilium e Caritas, per gli enti impegnati nel sociale, per le Istituzioni, per tutti noi come credenti e cittadini. Ce lo ha raccomandato ancora il nostro Arcivescovo: “Questo è un campo su cui sto battendo: fare le cose insieme è fatica ma è un bisogno assoluto su cui noi come Chiesa e società dobbiamo fare tanti passi avanti. Se fai le cose da solo, saranno anche bellissime ma c’è qualcosa che non va.”

Lo ha sottolineato anche il Sindaco di Genova, Marco Bucci, nel saluto che ci ha rivolto in occasione dell’incontro con la Città a Tursi: “Vi dico grazie per ciò che avete fatto per Genova, perché siete capaci di percorrere il cosiddetto ‘ultimo miglio’ che nessuna amministrazione pubblica riuscirà mai a fare, ovvero il contatto con la persona nel bisogno. L’amministrazione è in grado di portare risorse, attività, talvolta immobili, ma non saremo mai in grado di fare servizio alle persone nel modo in cui i volontari e gli enti di solidarietà sono in grado di fare. Per questo la collaborazione tra amministrazione pubblica e realtà come Auxilium e Caritas e tante altre è assolutamente fondamentale. In questo senso vi dico grazie per ciò che avete fatto ma soprattutto per ciò che vi chiameremo a fare ancora, per il bene della nostra Città”. Ringraziamo il Sindaco per aver condiviso con noi anche la Celebrazione Eucaristica in Cattedrale.

Educare per prevenire

La storia di Auxilium è tensione costante per passare dall’assistenza alla promozione, dal 1971 grazie all’indirizzo offerto in questo senso da Caritas. In questi ultimi decenni ciò si è tradotto anche nella certezza sempre più chiara che intervento sociale ed educativo non possono essere scissi: agire sul bisogno senza uno sforzo culturale verso tutta la società, senza un impulso educativo nelle comunità e con i più giovani, rischia di non produrre alcun miglioramento duraturo.

È quanto affermato anche da Mario Baroni, Consigliere delegato alle Politiche Sociali del Comune di Genova, nell’incontro a Tursi: “Come amministrazione, abbiamo chiaro che il nodo non è togliere il problema sociale di turno che dà fastidio, ma investire in educazione. Il nodo si chiama educazione, relazione, desiderio di fare il bene degli altri. Non è un discorso estraneo al piano istituzionale, questa tensione al bene, al cuore. Occorrono gli educatori e luoghi in cui questa proposta educativa trovi la possibilità di essere vissuta e sperimentata. Quanto erano e sarebbero importanti gli oratori parrocchiali! Oggi dobbiamo ricostruire luoghi in cui educare nuovi cittadini. Dobbiamo rafforzare il dialogo costante tra Amministrazione e reti territoriali, Terzo settore e comunità ecclesiale: strumenti come i patti di sussidiarietà e la coprogettazione sono determinanti per raggiungere questo obiettivo.”

Costruire modelli

Concetti espressi anche da Ilaria Cavo, Assessore alle Politiche Socio Sanitarie e al Terzo Settore della Regione Liguria, che ha partecipato a tutto il nostro percorso. “Tra i vari progetti che sono esempio della capacità di agire insieme, pubblico e privato – ha ricordato l’Assessore – vorrei citare soprattutto Il Basilico, la convalescenza protetta per persone senza dimora sostenuta economicamente dalla Regione. È un’idea nata da Auxilium, con il contributo della cooperativa sociale il Melograno e dei Volontari per l’Auxilium, prima sperimentale e ora praticamente strutturale e ciò è possibile quando un’idea intercetta un servizio che mancava e che funziona e diventa buona prassi, incrociando tante anime, il volontariato, il Terzo settore, le Istituzioni.

Esperienze come il Basilico suggeriscono che, insieme, non dobbiamo trovare semplicemente dei progetti ma dei modelli, che nascano dalla competenza di enti sociali ed ecclesiali in grado di individuare ciò che manca. Oggi abbiamo grandi possibilità da concretizzare sul piano del socio-sanitario, grazie alle risorse legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ma anche grazie al prossimo Fondo Sociale Europeo che avrà un 30% in più di risorse per l’inclusione sociale e ai fondi per le politiche giovanili che in parte, in d’accordo con la Diocesi, vogliamo destinare alle parrocchie come luoghi di formazione per le giovani generazioni.”

Camminare nella gioia del Vangelo

Usciamo da questo percorso forse più vecchi di 90 e 50 anni, certamente carichi di nuova responsabilità, ma anche arricchiti dalla gioia del Vangelo che ci chiede di andare incontro, come parte di una Chiesa viva, ad una Città viva. Una storia, quella di Auxilium e Caritas, che viene da lontano e oggi si innesta nel più ampio cammino sinodale, per diventare ancora una volta patrimonio di Chiesa e di tutta la città.